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The Bestial Light: come onorare dignitosamente dieci anni di carriera musicale

I Radar Men From The Moon dal lungo nome e consonantico acronimo (RMFTM) per festeggiare il loro decimo anno di attività hanno pubblicato il sesto full-length The Bestial Light in uscita l’8 maggio 2020 per Fuzz Club.

Li abbiamo sentiti suonare space rock, avant-garde drone, industrial techno, ma ora, è tempo di far largo a tutt’altro. I RMFTM si tingono il volto di nero ed indossano un abbigliamento borchiato! Il sound assapora uno stoner metal acidulo, in una miscelanza di suoni più dark ambient che riportano la mente i cari vecchi Swans, a cavallo tra Neurosis e Godflesh, e suoni propriamente più rumoristi-sperimentali alla Einstürzende Neubauten.

Otto tracks che scorrono tenebrose, tra smussature calde con beat di grancassa e striature pungenti con scream sottotono.

Di gradevole fatturato è l’incipit piuttosto d’impatto: Breeding, che ha l’onore di traghettarci nella nuova visione musicale dei Radar Men, band dal multiforme ingegno e sempre alla ricerca di nuove esperienze sonore, così diverse tra loro in dieci anni di onorata carriera.

Subito piombano in cuffia arpeggi acuti in repeat immutato, ritmi scanditi da cupi beat di batteria e schitarrate a tinte fosche dai toni hardcore punk.

La doppia batteria concede ai pezzi una sovrapposizione tonale dalle lunghe vedute, il timbro vocale si posiziona in una punk-zone anni ’70, sebbene le composizioni sfuggano del tutto da quel decennio.

La parola d’ordine è però univoca: spaziare di album in album ma anche tra pezzo e pezzo! Dalle rapidi narrazioni prettamente più noise l’album approda a melodie tribali e ben più truci, complici i tamburi della double-drum che, alle volte, ambiscono ad uno spazio privato esclusivamente strumentale.

Il cuore del disco, nonchè pezzo omonimo all’album, è una sperimentazione a tutto tondo. L’introduzione è prettamente drone con vocals quasi a-cappella (se non fosse per un’eco riverberato in sottofondo). Viene concesso un vero e proprio spazio ad un parlato scandito in 4/4 che confluisce in un riff ferroso e ripetuto ad libitum.

Difficile non innamorarsi di se stessi, come Narciso? Self è un pezzo piombato di bassi tenebrosi e super gravi. La melodia è doppia e riverberata, come in un’orchestra di soli bassi, e la lyric associata sembra un soliloquio distante, posizionato fuori dalla scena musicale, come se rimbombasse esclusivamente nella scatola cranica.

La nuova incarnazione dei Radar Men From The Moon è ben fatta, quasi preferibile alle altre vesti sinora indossate, ma attenzione, il nuovo album è un viaggio musicale tra l’angosciarsi e liberarsi!




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