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Spectral Passage: l’ambient in casa Affin

Risale a meno di un anno fa Aegis of Silence, ultima fatica di Rhubiqs (alter ego di Tom Squires) e in quell’occasione avevamo descritto il suo progetto come uno degli esempi paradigmatici dell’Affin-sound.

L’etichetta di Joachim Spieth, infatti, rispecchia pienamente le coordinate sonore su cui si muove il musicista londinese: ambient prima di tutto, ma anche lontane costruzioni post-rock e droni invasivi. Elementi presenti anche nel nuovo Spectral Passage, in uscita il 7 novembre 2025 proprio per Affin, se è vero che la press release cita fra le influenze “Tim Hecker, Fennesz, Sarah Davachi e William Basinski”.

Un manifesto piuttosto esplicito di ciò che trasmettono gli otto brani dell’album, in cui, ovviamente, è proprio l’ambient a prendere la scena fin dai primi istanti. C’è, fortunatamente, ambient e ambient, senza dare spazio a staticità e sonorità scontate. Seguendo le coordinate delle tracce, sembra dispiegarsi un disegno sonoro d’ampio raggio, come se fossero tutti capitoli di un’unica lunga suite.

Un nemmeno troppo mascherato cambio d’umore fra la prima e la seconda parte dell’album suggerisce proprio un unico lungo movimento, un cielo rasserenato dopo un lungo temporale. Si inizia quindi con l’opprimente Infinite Dusk, vortice sonoro che catapulta l’ascoltatore in un tunnel apparentemente senza uscita, come conferma anche la successiva Endless Nights, ancora più claustrofobica nelle sue oscure nenie.

La lunga Through the Fog, As Light Fades con i suoi dodici minuti strizza l’occhio a quelle costruzioni post-rock tanto care al Nostro, per quanto di post-rock a livello sonoro ci sia poco e nulla: è piuttosto nella struttura del brano, nei field recordings, nei suoi climax che possiamo ritrovarne qualche elemento. Alone & Adrift in Celestial Waters, divisa in due parti, è il momento dell’arcobaleno; le nuvole lasciano spazio al cielo sereno, il sound diventa leggermente più arioso, i droni vivono momenti di inaspettata quiete, pienamente raggiunta solo nella conclusiva A Final Transmission.

Spectral Passage sembra voler raccontare una storia e questo, nel marasma dei tanti dischi ambient sempre più standardizzati e uguali fra loro, è sicuramente un punto a favore. Come in occasione di Aegis of Silence, anche qui appare chiaro che Rhubiqs non inventa nulla, né ha la pretesa di farlo. Tuttavia, il Nostro sembra aver trovato una quadra diversa, ancora più emozionale e centrata. Un progetto in buona evoluzione.



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