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Rec1_Sat1: tra poliritmie, improvvisazione e sonorità sperimentali

Il 28 novembre 2025 è stato pubblicato Rec1, il primo lavoro in studio della formazione belga Rec1_Sat1. Quattro musicisti, uniti dal medesimo universo musicale, si incontrano per dare vita a una sonorità che strizza l’occhio al jazz contemporaneo di estrazione nordeuropea, tenendo bene a mente le possibilità espressive offerte dall’elaborazione ritmica e da campi sonori meno ortodossi.

Il quartetto Rec1_Sat1 nasce nel luglio 2022, nel corso di un seminario tenuto dal sassofonista Bo Van Der Werf, dall’incontro tra la flautista Lydie Thonnard e il chitarrista Damien Thonnard. Poco dopo, vanno a completare la formazione Guillaume Ruelland al basso elettrico e Hadrien Pierson alla batteria, dotando la band di una sezione ritmica che acquisirà, come vedremo, un ruolo centrale nel sound della formazione.

Il progetto Rec1 è interamente “made in Belgium”, realizzato da musicisti belga e pubblicato per un’etichetta discografica belga: la Off – Records Label di Alain Lefebvre. Rec1 si compone di quattro brani il cui leitmotiv è rappresentato da un’utilizzo creativo degli elementi ritmici della musica e dalla ricerca del perfetto connubio tra il fattore della pulsazione e quello della melodia.

Rec1 fa degli elementi musicali della ritmica e della metrica il proprio fulcro. L’utilizzo simultaneo di diversi strati ritmici (il cui termine tecnico “poliritmia”), sovrapposizioni metriche e accenti mutevoli contribuiscono a creare una complessa griglia sonora in cui si percepisce una visione frammentata della musica. Ogni composizione di Rec1 si presenta come uno specchio rotto, la cui conformazione delle crepe e delle linee di rottura forma un mosaico ogni volta diverso.

Nonostante la complessità ritmica, resta sempre ben focalizzato il tactus originario, dovuto all’ottimo amalgama ottenuto da Guillaume Ruelland e Hadrien Pierson. Sull’oscillante marea delineata dagli strumenti ritmici, si muovono le improvvisazioni dei solisti Lydie Thonnard ai flauti e Damien Thonnard alla chitarra elettrica. I brani di Rec1 si presentano come composizioni scritte in cui si alternano spazi improvvisativi strutturati. Il tutto è ulteriormente condito da uno spessore timbrico dato da un utilizzo poliedrico della strumentazione a disposizione.

La chitarra spazia tra sonorità più tradizionali (Bonne Nuit) e suoni distorti e modulati (Praxis e Paprika), in grado di squarciare la tela aprendo a nuovi spazi di dinamica; a questo si aggiunge la sonorità morbida e per certi tratti esotica del flauto traverso, arricchito dall’utilizzo sporadico della voce da parte di Lydie Thonnard (Bledard in Paris), attiva in altre formazioni anche come cantante oltre che come strumentista.

In Bledard from Paris il flauto di Lydie Thonnard si muove libero e fluido su un tappeto ritmico che, per quanto articolato e complesso, risulta sorretto dalla solida e definita linea di basso di Guillaume Ruelland. Una lunga improvvisazione modale si sviluppa nel solo di chitarra di Damien Thonnard, intercalato da brevi flash cordali del flauto. L’energia si esaurisce sfumando gradualmente nell’intervento vocale della Thonnard. 

Quello che sorprende di Rec1 è la capacità di rompere gli schemi metrici convenzionali e farne virtù sia dal punto di vista meramente ritmico che sul piano melodico e improvvisativo. Praxis Bonne Nuit rappresentano gli esempi più evidenti di come melodia e ritmi complessi possano essere uniti per formare voci fluide e lineari, sia nella loro forma più strutturata (melodie scritte) che nell’improvvisazione.



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