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Philippe Petit, una discesa verso la tempesta

Se provi un approccio canonico alla musica di Philippe Petit potrai soltanto rimanere deluso. Se provi un ascolto in cuffia, rischi di restare intrappolato in un labirinto di suoni, rumori, evoluzioni che nota dopo nota colpiscono tutti i centri del cervello. Rischi di perderti e non ritrovarti più.
Se invece liberi la mente dai preconcetti sonori, dai gusti, dalla ricerca del piacere e volgi lo sguardo (e le orecchie) soprattutto verso i campi della sperimentazione, ascoltare Philippe Petit e il suo lavoro, Descent into the Maelstrom, ti regalerà una sensazione di smarrimento, ma non in un labirinto, bensì in un Dedalo, dove se non perdi la concentrazione e scavi a fondo, avrai possibilità di ritrovarti.
Philippe Petit è un musicista specializzato in musica elettronica, all’attivo da diciannove anni, dove ha suonato in tantissimi festival in Europa, Canada, USA, Messico, Australia & Asia, collaborando con importanti case discografiche. Il suo interesse per l’elettronica si traduce in una costante ricerca nei suoni più taglienti, impressionanti e incisivi che permettano all’ascoltatore di lasciarsi trasportare in un viaggio sonoro, etereo, che garantisce un’esperienza di immersione totale. Alla fine del viaggio definire se l’esperienza sia stata positiva o negativa, è una scelta di gusto, niente più.
Descent into the Maelstrom è l’ultima fatica del musicista, registrato in un colpo solo per evitare di perdere la spontaneità con a quale il lavoro era stato pensato e per dare maggior rilievo all’improvvisazione, arte di cui Petit è un maestro. Ogni disco di Philippe è diverso dal precedente: la sua voglia di sperimentare, di manipolare il suono, di ricercare e scoprire, con la curiosità di un bambino, lo slega da regole imposte e dalla necessità di dare un filo logico alla propria produzione attraverso il tempo. La connessione che cerca si può trovare nel desiderio di creare un’esperienza sonora che in un modo o nell’altro possa rimanere impressa nell’ascoltatore fin dalla prima volta. Un flusso di coscienza musicale che dia vita e forma al maggior numero possibile di sfumature appartenenti ad una singola emozione. Qui, Descent into the Maelstrom, ispirato alla quasi omonima novella di Edgar Alla Poe, evoca la discesa di un uomo che segue un sentiero verso l’abisso, dove lo aspettano suoni tumultuosi, grida, urla, ritmi, che danno forma e consistenza alla paura, al terrore, all’oscurità che si annida dentro l’uomo.
Ma darle forma significa anche combatterla, concretizzarla, diventare consapevoli della sua presenza, della sua esistenza vuol dire sfuggirne.
La continuità del suono, l’intromissione stridente del noise, la forza incisiva dei synth utilizzati da Petit, creano un’atmosfera surreale, difficile da descrivere, adatta ad un ascolto distante, evocativo, che non rischi di infastidire l’ascoltatore ma lo spinga, lentamente, prima tramite un eco e poi come un colpo forte alla nuca, a soffermarsi, a riflettere, in alcuni casi a reagire.



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