Gemma: alchimie elettroniche al servizio del caos
Dopo lo split pubblicato quest’anno con Mai Mai Mai, gli OvO (Stefania Pedretti e Bruno Dorella) tornano con il loro undicesimo album, Gemma, in uscita il 3 ottobre 2025 per Artoffact Records, a distanza di tre anni dal precedente Ignoto (2022), termine di paragone necessario per potersi approcciare al nuovo disco.
Se, infatti, in quell’occasione veniva messo in risalto il lato metal del duo, nel senso più ampio ed iconoclasta del termine, attraverso una fusione distorta fra sludge, droni e avant-garde metal, stavolta è la componente elettronica il punto di partenza dell’analisi.
Lontani ma mai totalmente separati dal noise rock delle origini, gli OvO sono giunti a un momento della loro carriera in cui disco dopo disco la sperimentazione diventa ancora più ricercata. Non una novità, dato che adagiarsi sugli allori non è mai stato di casa, ma in questo caso la dichiarazione d’intenti parte sin dal titolo: “gemma” è infatti “atto di creazione”, undici brani che sembrano voler dare vita a frutti nuovi rispetto ai precedenti.
Basta la title-track in apertura per rendersi conto di come l’elemento elettronico si leghi al furore metallurgico a cui i Nostri ci hanno abituato negli anni, ma il discorso sonoro è in continua evoluzione brano dopo brano, rendendo più dinamica la proposta. Ad esempio, Stagno cita apertamente i Ministry e l’uso dell’elettronica in chiave industrial metal, mentre Opale adopera la voce di Lord Spikeheart per dar vita ad un ibrido che strizza l’occhio contemporaneamente all’EBM e al power noise.
Il violoncello di Paige A. Flash dà un tocco di grazia al caos di Diamante, mentre a ritornare in Cobalto è di nuovo l’imprevedibile fusione fra elettronica di stampo dancefloor e furia di memoria metal. Nella parte finale del disco spazio ad altre trovate alchemiche: l’abrasività senza tempo di Zolfo, il dolore tenace di Neon, le allucinazioni psichedeliche di Rame.
Gemma è un disco sorprendente anche per chi mastica da anni la musica degli OvO, segno dell’ormai conclamata imprevedibilità della coppia Pedretti/Dorella. Ciò che colpisce, ancor più del lato prettamente musicale, è l’assoluta naturalezza con cui il duo si allontana sempre di più dai territori conosciuti, mettendosi costantemente in discussione. Un atto d’umiltà non scontato dopo 25 anni di onorata carriera.
Classe ’99, laureato in Lettere moderne e alla magistrale di Filologia moderna alla Federico II di Napoli.
La musica e il cinema le passioni di una vita, dalla nascita interista per passione e sofferenza.