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In viaggio con Our Place In Space

Ho bisogno di Spazio

Arriva direttamente dal futuro il disco Our Place In Space, allergico a melense melodie, amante di suoni spaziali e logiche capovolte. Il progetto omonimo del disco nasce da un’idea di Alberto Busi che ha deciso di condividerlo ed arricchirlo con la presenza artistica di Lisa Bonvicini Stermieri.

In uscita il  28 febbraio 2020 in formato sia fisico sia digitale, è un concept-album che trova la sua natura, nonché il suo sviluppo, in un viaggio spazio temporale alla ricerca di un posto nello spazio. Nomen omen, appunto, per un lavoro complesso che ambisce a qualcosa di più rispetto a chi questo posto lo cerca solo nel mondo. Dilettanti, senza ombra di dubbio.

Tutte le canzoni e i testi sono stati scritti da Alberto con l’aiuto di Lisa, c’è scritto sul retro della copertina del disco e si può affermare che questo neo duo modenese ha dato vita ad un progetto molto interessante. Spaziando (nessun verbo è stato scelto grossolanamente) tra elettronica e space-rock, Our Place In Space evoca persino un cyber fantasma punk degli anni Ottanta, per dare vita ad un’ambientazione industrial che fa molto Nord Europa.

Moon è l’incipit del disco, strumentale, ipnotico, pericoloso. Si tratta di un pezzo che si prende la responsabilità di guidare l’ascoltare, di aprirgli la porta e mi piace che sia quasi silenzioso. Mi spiego meglio, non è mica una traccia muta, ma è appena l’inizio di quella ricerca, quindi c’è da aspettarsi ancora molto. Running sembra la sua conseguenza logica, quasi un continuo del brano d’apertura. Timelaps sembra un intermezzo che apre una nuova sezione dell’album, ventisei secondi di intervallo, appunto. Alien, subito dopo, e Sad sono pezzi diversi da quelli iniziali e, seppur in modo diverso, trasmettono maggiore inquietudine, massimo obiettivo del lavoro dei Our Place In Space. Unico brano in italiano è Non Ce La Faccio Più, evidentemente quando si desidera comunicare il totale disprezzo verso chi non vive, è necessario usare la propria lingua.

What Do You Think chiude allegramente il viaggio spaziale che piomba su un terreno country. Un finale del tutto inaspettata, ma piacevolmente apprezzato, perfetto per i titoli di cosa di un super trip.




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