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The Great Filter: echi di decadenza

Nel cuore di un’epoca in cui la civiltà si sgretola tra le crepe di una decadenza digitale, si erge The Great Filter, un’opera che diventa uno specchio oscuro di un’umanità intrappolata nel suo stesso progresso autodistruttivo.

Il progetto musicale post-industriale Nihil Impvlse, con il suo terzo album pubblicato dalla Eighth Tower Records di Raffaele Pezzella, ci conduce in un viaggio intenso e corrosivo.

Attraverso sette movimenti, questo lavoro evoca un’esplorazione post-industriale e nichilista, dove il collasso non rappresenta la fine, ma bensì un ciclo perpetuo di creazione e cancellazione.

È un eco vuoto di un “sì” sibilato nel nulla, un viaggio che non chiede né resistenza né speranza, ma invita ad accelerare verso l’inevitabile. Un’orgia di cacofonie cerimoniali e rituali di rottura in un mondo che si sgretola pixel dopo pixel, tra fantasmi di un progresso ormai decaduto.

Con The Great Filter ci immergiamo nelle profondità di un’epoca in cui la fine non è un saluto, bensì un algoritmo ricorsivo: un canto funebre che ci invita a guardare oltre il velo, verso il Grande Filtro che ci attende all’orizzonte dell’oblio.

Tra rimbombi e rumori, l’atmosfera si fa immediatamente oscura e soffocante con Trigger Event Mass, la prima traccia dell’album. Una coltre di droni coperti di flebili e ovattati brusii si dipana, creando un effetto anestetizzante che prepara l’ascoltatore a essere nuovamente tormentato da suoni metallici ipnotici e cerebrali, immergendolo in un vortice di sensazioni disturbanti e coinvolgenti.

Spectral Engravings, la terza traccia, si sviluppa come un vento magnetico attraversato da onde elettroniche, un soffio incessante e asfissiante che avvolge l’ascoltatore con suoni ossessivi, cupi e vibranti. Questa composizione crea un paesaggio sonoro cosmico e opprimente, immergendo l’ascoltatore in un’atmosfera misteriosa.

Datacarrion si configura come un magma mortifero, ricco di oscure oscillazioni e impulsi elettronici imprevedibili che si intrecciano in un vortice sonoro intenso. Al centro di questo album pulsante si rivela un perfetto connubio tra atmosfere post-industriali e dark ambient, dando vita a una formula avvincente fatta di deflagrazioni sonore e granularità rumoristica, creando un’esperienza immersiva e dal potente impatto.

Non c’è che dire, l’album ha idee e spunti molto validi: con The Great Filter ci immergiamo in un magma infernale di scarti post-industriali, dove la catastrofe diventa un ciclo perpetuo di distruzione e rinascita, un uroboro che si morde da sé, in cui il mondo si smembra e si ricostruisce all’infinito.



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