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Nicola Manzan: il racconto dei pazienti di San Lazzaro

Per quel che se ne dica Nicola Manzan è sicuramente uno tra i musicisti italiani più eclettici. Il polistrumentista trevigiano noto come Bologna Violenta, collaboratore dei Ronin e dei Torso Virile Colossale, famoso per la sua musica al limite del grind fatta di brevi schegge dissonanti, giunge al primo disco che esce a suo nome.

La città del disordine, pubblicato il 7 maggio 2021 da Overdrive Records/Dischi Bervisti, è un progetto promosso dal Comune di Reggio Emilia/Musei Civici con AUSL Reggio Emilia/Biblioteca scientifica Carlo Livi, dedicato al Museo di Storia della Psichiatria, parte integrante della Rete Musei Civici di Reggio Emilia.

L’album racconta la storia di chi è stato ricoverato nell’ospedale psichiatrico San Lazzaro tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e lo fa attraverso le cartelle cliniche dei pazienti che Manzan ha trasformato in musica.

Al Fender Rhodes, vero protagonista del disco, è affidato il compito di raccontare la prima storia, quella di Isabella Z. M. attraverso un morbido e sinuoso dialogo con gli archi. Un susseguirsi di note ripetute s’incastrano con gli altisonanti archi fino ad impazzire completamente e diventare una frenetica composizione dai toni metallici nella quale in mezzo si camuffano le note di una marcia nuziale.

Vincenzo O. è un racconto noir, il momento più cupo di tutto l’album, sottolineato dai toni angoscianti dei sintetizzatori. Il tema malinconico del brano realizzato intrecciando diverse linee di synth si arricchisce sul finale di una ritmica essenziale, elemento presente solamente in questa traccia.

Arcangelo L. è un personaggio gioioso e frizzante, appassionato di musica classica, come evidenziato dagli arrangiamenti melodici ed ariosi. Nonostante Manzan metta da parte il suo strumento principale, il violino, la narrazione ansiogena resta comunque una caratteristica della sua musica.

Cristina M. ha dei tratti fanciulleschi, la composizione inizia in maniera vivace per poi trasformarsi in una progressione d’accordi che riprendono il suono del flauto ricamando così un richiamo alla vita.

La città del disordine è il disco che non ti aspetti da Manzan, un album ispirato e ricco di dettagli, meno devastante a livello di sound ma ugualmente potente per i racconti trattati. Un lavoro viscerale che fa presa sulla psiche dell’ascoltatore.




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