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Hospital Lullabies: una discesa nell’oscuro inferno dei Mueran Humanos

Carmen Burguess (voce, drum machine, moog, sample) e Tomas Nochteff (voce, basso, NPC), meglio noti come Mueran Humanos, propongono da oltre un decennio un’efficace sound capace di mischiare post-punk, synth ipnotici e atmosfere a metà fra darkwave e krautrock.

Un esperimento iniziato ben nove anni fa con l’omonimo debutto, probabilmente il loro lavoro più essenziale ed oscuro, in cui la commistione fra generi non era ancora evidentemente accentuata, ma proponeva un camaleontico post-punk. Con Miseress del 2015 era già chiara la loro svolta verso uno stile più minimal ed estraniante, ma è con Hospital Lullabies, in uscita il 5 luglio per Cinema Paradiso, che il loro stile smussa definitivamente gli angoli e si fa meno spigoloso e violento.

Nonostante i tre lavori del gruppo siano la perfetta espressione del loro percorso e non testimoniano un cambiamento vero e proprio, è evidente come nell’ultimo album i Nostri abbiano abbracciato la strada del minimal synth/darkwave, lasciando il punk come influenza e non più come ispirazione.

Già dal primo brano, il singolo Vestido, spicca una forte componente minimalista, legata ad alcuni lavori di Terry Riley. Los Problemas del Futuro è un forte richiamo alla città, non di nascita ma adottiva, del duo: Berlino. Impossibile non pensare alla EBM e alla Neue Deutsche Welle tra synth ossessivi e atmosfere tanto oscure quanto ballabili. Alien è forse il brano migliore del lotto, pregno di una violenza psychedelica e cosmica, che sancisce per pochi minuti il ritorno allo stato brado del gruppo.

Un po’ datato il sound di Detras de una Flor, che suona un po’ come il pezzo di una band synthpop anni ’80 ormai dimenticata, molto meglio invece le derive avanguardistiche ed inquietanti di Cuando una Persona Comùn Se Eleva.

Complessivamente, Hospital Lullabies è un lavoro furbo, in cui i Mueran Humanos cambiano pelle quanto basta per non sfociare nella ripetitività e nella monotonia. Nonostante ciò è limpida la presenza di brani davvero interessanti, soprattutto quelli in cui il duo si lascia guidare dalla vena più freak e fuori di testa, rispetto ai non esaltanti momenti in cui si adagiano su tappeti di synth più o meno oscuri. Tra gli album dell’anno per gli amanti del genere, un lavoro discreto per tutti gli altri.




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