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Tra intensità e memoria: la nuova colonna sonora dei Mogwai per la miniserie della BBC

Il quartetto scozzese dei Mogwai torna sulle scene con un nuovo album che dimostra ancora una volta la loro straordinaria capacità di creare atmosfere intense e coinvolgenti. A soli quattro mesi dal loro precedente lavoro, The Bad Fire, la band pubblica ora la colonna sonora della serie della BBC The Bombing Of Pan Am 103, un progetto che affronta uno degli eventi più drammatici della storia recente: l’attentato al volo di Lockerbie nel 1988. Con la loro firma inconfondibile di brani strumentali malinconici, caratterizzati da ritmi impeccabili e un senso di inquietudine palpabile, i Mogwai confermano il proprio talento nel tradurre emozioni profonde in musica, offrendo un ascolto che invita alla riflessione e alla memoria.

Entriamo nel vivo dell’album analizzando quelli che, a mio parere, sono i momenti più intensi. Partiamo subito dall’opener, Calling All Units, che richiama immediatamente lo stile ruvido e diretto di Hardcore Will Never Die, But You Will. La traccia si apre con synth vorticosi, creando un’atmosfera glaciale e disturbante, mentre la batteria tagliata e incisiva scandisce un ritmo inquieto. Le chitarre vibranti si intrecciano, tessendo una texture oppressiva e avvolgente, in perfetta sintonia con l’approccio sonoro dei Mogwai. È un inizio potente, capace di catturare l’ascoltatore fin dalle prime note e di immergerlo in un’atmosfera tesa e coinvolgente.

No Survivors si distingue per il suo suono imponente, con chitarre che sembrano sempre sul punto di esplodere, ma che vengono dolcemente mitigate dall’accompagnamento dell’organo, creando un crescendo melodico che si dispiega in una conclusione suggestiva. La sezione ritmica, sempre precisa, potente e dritta, rappresenta il punto di forza del brano, contribuendo a mantenere un ritmo incalzante e coinvolgente.
Con Swiss Timers un suono distorto, in crescendo, si apre come un varco nel cuore dell’album, segnando uno dei momenti più ansiogeni e intensi della tracklist. Strati di droni si compattano, creando un muro invalicabile che funge da sfondo su cui si innestano le melodie meravigliosamente assordanti delle chitarre, intrecciandosi in un vortice epico di suoni e tensione. È una traccia che incarna l’essenza stessa della loro musica: potente, drammatica e avvolgente, capace di catturare l’ascoltatore in un crescendo emozionale senza precedenti.

Impetuosa e vicina alle sonorità dell’ultimo The Bad Fire,The Frankfurt Cell si presenta come un ammaliante

tripudio di synth e chitarre, quasi come un momento di passaggio verso la seconda parte del disco.
Questo album si distingue per la sua capacità di combinare momenti di calma e introspezione con esplosioni di volume e intensità, creando un sound che si sviluppa come un crescendo emotivo continuo. Le tracce si rivelano come elementi di una soundtrack destinata a restare a lungo nello stereo, diventando non solo un accompagnamento funzionale, ma un vero e proprio elemento imprescindibile del nostro quotidiano, capace di evocare ricordi e suscitare emozioni profonde. Un’opera che conferma ancora una volta come i Mogwai siano maestri nel tessere paesaggi sonori che restano impressi nella memoria, rendendo ogni ascolto un’esperienza coinvolgente e memorabile.



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