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Matteo Muntoni presenta Radio Loxembourg, un calderone di suoni

Matteo Muntoni è un artista poliedrico. E questo basterebbe già a presentare il novanta per cento della sua persona, ma proveremo a dire qualcosa in più. Bassista, compositore e sound artist; ha una laurea in basso e contrabasso Jazz; ha un lungo storico di pubblicazioni a proprio nome e con vari progetti (tra gli altri, JanasPiccolo Ensemble ElettroacusticoSamurau); ed ora un disco interamente proprio che prende il nome di Radio Luxembourg, pubblicato per Ticonzero.

Il nome deriva dall’emittente Radio Luxembourg: principale modello di riferimento per tutti gli aspiranti dj e musicisti europei prima dell’avvento del rock’n’roll. La radio, nata nel 1933, trasmetteva la musica americana dal Lussemburgo e, per aggirare la legislazione inglese, da una nave pirata ancorata in acque extraterritoriali. Ascoltatissima soprattutto dai giovani, per la sua programmazione d’avanguardia, ben diversa dai programmi di allora delle radio pubbliche europee. Gli speaker annunciavano i più notevoli successi discografici europei o quelli che sarebbero, grazie all’emittente, diventati tali. Il suo bacino d’utenza comprendeva gran parte dell’Europa, anche se il principale era quello britannico, limitato alle ore serali e notturne.

Matteo Muntoni recupera tale nome, nonché simbolo della ricerca di una musicalità nuova, differente, contro i canoni, per trasformarlo in strumento di espressione letterario-musicale. Il disco, interamente strumentale si presenta come un caleidoscopio di suoni differenti, un mix di composizioni estremamente eterogenee ma capaci di convivere insieme non perdendo la propria individualità.

Dal minimalismo di Steve Reich in On the Moon alla psichedelia e al progressive rock in The Jellyfish Dance, dalla musica contemporanea della titletrack alla provocazione ‘’a la John Cage’’ di There’s no Time, dagli influssi stoner di The man and the Journey alla barrettiana Dust and Guitars e alle spigolosità di Frank Zappa o dei King Crimson nella finale Werewolf Cricket, ogni brano dalle influenze musicali dell’autore perdendo ogni vincolo possibile e tenendo fede soltanto alla sua personale idea di musica.

L’abilità compositiva di Matteo Muntoni si denota grazie soprattutto alla sua capacità di inserire un numero eccezionale di strumenti in ogni traccia, lasciando però che uno di essi, come una linea canora, si erga protagonista portando avanti il fulcro del discorso musicale. Ed è seguendo quella linea, con concentrazione, che si possono apprezzare e notare tutte le varie sfumature che invadono la sua musica.

Radio Luxembourg si presenta come un disco eclettico, completo e complesso, dove non ha importanza il genere ma la capacità di mescolarne differenti creando un discorso musicale coerente e ricco, che va al di là degli stili riconoscibili ma prende dall’intero universo musicale al fine di creare qualcosa, non nuovo, ma sorprendente.




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