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Cobalt Desert Oasis: viaggio ai confini della terra

Trevigiano trapiantato a Berlino, Marco Sartorelli, meglio noto come Marco Shuttle, ha incanalato nel suo sound tutti gli stimoli provenienti dalla capitale tedesca. Systhema (2017) era un efficace connubio fra minimal techno, sonorità da clubbing ed evidenti strizzate d’occhio all’ambient.

Nel corso di questi quattro anni, il musicista non è stato fermo e, sfruttando la conoscenza acquista in diversi viaggi nelle zone più remote del mondo, ha fatto tesoro di tutte queste culture e, al suo ritorno a Berlino, si è ritrovato sommerso da materiale.

Non sorprenderà, quindi, notare sin dal primo ascolto di Cobalt Desert Oasis, in uscita il 15 ottobre 2021 per Incienso, suoni completamente inediti ed una carica sperimentale ancora superiore rispetto ai lavori precedenti.

Non c’è più posto per la città, ma per misticismo, ritmi tribali e spiritualità: spazio, dunque, a field recordings, elementi acustici e percussioni, fra cui svetta la presenza del tamburo tombak, considerato il principale strumento a percussione della cultura iraniana.

Una sensazione di alienazione ed oscurità pervade l’album sin dalla traccia d’apertura, AfA, che trascina immediatamente l’ascoltatore in una landa desolata ai confini del mondo, affrontando luoghi ignoti. Ma già dal pezzo successivo cambiano le carte in tavola: Danza de los Voladores è un elegante connubio fra field recordings e ritmi invasati, un momento di totale ascesi prima di ritornare nelle ben più sinistre sonorità di Through the Cobalt Desert, picco di assoluta fusione fra percussioni ed elettronica.

Il tombak diventa gran protagonista nell’esplicita Tombak Healer, mentre nella successiva Acrobat è di nuovo la visione di un immenso rituale mistico a tornare viva ed evidente. Le aperture immaginifiche di Polysolation sono fra i momenti migliori del disco, così come la conclusiva 4Dimensional Soundwaves, un inno elettronico che ricorda i lavori precedenti di Marco Shuttle.

Cobalt Desert Oasis è sicuramente l’album più complesso e stratificato del producer, che riesce a dar vita ad un progetto estremamente ambizioso ma mai pesante. Il connubio fra culture diverse non va a snaturare il suo stile ed anzi lo arricchisce, conferendo all’album una coerenza invidiabile.




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