La voce come strumento: Lyra Pramuk fra minimalismo ed elettroacustica
La voce è lo strumento per eccellenza nel sound di Lyra Pramuk e a questo proposito già il debutto Fountain (2020) ne era un fulgido esempio: in una proposta sonora catalogabile come ambient, la musicista statunitense di stanza a Berlino dava ampio raggio alle sue creazioni vocali, piazzandosi in un confine ibrido fra cori, effetti e canto a cappella.
Le cose non cambiano ma si evolvono nel nuovo Hymnal, in uscita il 13 giugno 2025 per 7K!, e sin dal titolo ad emergere è una dimensione sacra che sfocia ben presto nel rituale. L’ambient lascia il posto a strutture musicali più complesse e stratificate, la voce assume contorni ancora più fluidi e difficili da definire.
Già l’opening track con le sue traiettorie imprevedibili e la voce della Pramuk che sembra un eco lontano (ma estremamente presente nella sua corporeità) mette ben chiare le carte in tavola, ma è con i cori e i sussurri della successiva Unchosen che la forma inizia a cambiare definitivamente.
Attenzione, però, ad immaginarlo come un album nuovo solo dal punto di vista vocale. Forse le maggiori novità si presentano proprio nella struttura musicale, tesa da una parte alla ricerca elettroacustica e dall’altra allo studio e all’interpretazione dei grandi maestri del minimalismo, su tutti Terry Riley e Steve Reich. Così agli archi della sperimentale Incense segue la progressive electronic di Oracle, allo sciamanesimo rituale di Babel segue paradossalmente la sacralità da camera di Meridian.
Un disco da scoprire pezzo dopo pezzo, contando che nei 14 brani complessivi Lyra Pramuk inserisce brevi gemme di novità, sprazzi di un suono che rifugge le etichette. Anche la seconda parte del disco procede di sorpresa in sorpresa: gli spettri dell’elettroacustica di Umbra, i loop vocali di Reality, gli echi di holy minimalism di Ending.
Più stratificato e complesso del precedente Fountain, Hymnal allarga lo spettro di ricerca di Lyra Pramuk che, pur continuando a sperimentare soprattutto sulla sua voce, riesce a dar vita a un telaio di suoni qualitativamente superiore rispetto a quanto aveva prodotto finora.
Classe ’99, laureato in Lettere moderne e alla magistrale di Filologia moderna alla Federico II di Napoli.
La musica e il cinema le passioni di una vita, dalla nascita interista per passione e sofferenza.