Lake Fire: la bellezza che resiste anche nella desolazione
Dopo l’introspezione di Umbel e i due album in collaborazione con Lawrence English, Loscil torna su Kranky con Lake Fire, dimostrando ancora una volta la sua capacità di creare mondi sonori unici e profondamente risonanti.
Il nuovo lavoro discografico di Scott Morgan, non è solo un album, ma un’immersione in un paesaggio sonoro tanto affascinante quanto inquietante. Ispirato dalla tensione intrinseca nel ciclo di distruzione e rinascita, un tema che l’artista ha vissuto sulla propria pelle, il produttore di Vancouver ci guida attraverso un viaggio sonoro che è al tempo stesso meditativo e potente.
Nove tracce che si dipanano come sentieri di cenere, intessendo una tensione palpabile tra la distruzione e il ringiovanimento. Una malinconia profonda permea queste sonorità, sfumata da un delicato e forse inatteso senso di pericolo.
Immediatamente sull’album cala la fredda atmosfera di Arrhythmia: l’opener, pervasa da sottili impulsi ritmici, si presenta come un muro di droni, uno strato di suoni apparentemente in antitesi che vanno a formare una texture fumosa. Bell Flame si rivela una produzione dinamica, dove l’intreccio degli arpeggiatori dona vivacità cromatica alla trama sonora, saldamente sostenuta da inquietanti strati di droni.
Silos, invece, è una composizione in un crescendo avvincente, con le dinamiche che si innalzano lentamente. Un paesaggio sonoro pervaso da tintinnii e da diffuse colate ritmiche e di rumore, che si rivela tra i momenti migliori dell’album e mantiene quel marchio timbrico che rende unico e riconoscibile tra mille il sound di Loscil.
Con Flutter Loscil genera un vortice sonoro, frutto dell’imponenza dei droni e delle melodie dei synth, che conduce l’ascoltatore lentamente ma inesorabilmente verso scenari cosmici e angoscianti.
Dalle ceneri di un processo frammentato emerge un’opera accattivante: Lake Fire oscilla tra droni che inseguono le scale di grigio e note di pianoforte che si insinuano come fumo denso, evocando l’immagine di una bellezza che resiste anche nella desolazione.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.