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Oscure atmosfere visive: Darkening Ligne Claire

L’incontro tra Sven Erik Fuzz Kristiansen, più noto come Maniac, storica voce dei Mayhem, e Andrew Liles è avvenuto nel 2008 in occasione del Roadburn Festival curato da David Tibet, con il quale Liles ha più volte collaborato. Da quel momento i due artisti hanno dato vita a una serie di progetti ed esperimenti, come il duo Svart Hevn, completandosi a vicenda attraverso il proprio stile e la propria concezione di musica, che non è neanche troppo differente l’una dall’altra.

Attraverso queste collaborazioni, la teatralità e il sound duro di Maniac è oggetto di studio per Liles, che mette a disposizione tutta la sua conoscenza e praticità nell’ambito della musica sperimentale e delle sue strutture aperte.

Ne esce fuori un duo interessante e fuori dal comune, così come il progetto che sta dietro a Darkening Ligne Claire, in uscita il 4 marzo 2019 per Archaeological Records, che si presenta come collettivo e opera multimediale, più che un album vero e proprio. Infatti, tutto nasce dalla figura di Christophe Szpajdel, tra i più importanti logo designer mai esistiti, e della mostra a lui dedicata Christophe Szpajdel’s Darkening Ligne Claire, in cui le sue foto e opere prendono vita anche sotto forma di musica grazie al lavoro della coppia Liles/Maniac.

Sette dischi per sette dittici fotografici, un crossover decisamente particolare che tocca drone, dark ambient e sperimentalismo. Un’impronta stilistica evidente sin dall’apertura Emperor, il primo dei sette lavori, tutti dalla durata di sette minuti, dove echi lontani e atmosfere cupe portano l’ascoltatore sulle rive gelide delle coste norvegesi, tra un soffio di vento e l’altro.

Più sperimentale ed elettronica la successiva Enthroned, meno riuscita invece Flagellum Dei con il suo gioco di voci. Noctuary crea un’atmosfera angosciante e inquietante con le sue tinte funeree, chiude Wolves in the Throne Room, meno frenetica e disturbante.

Darkening Ligne Claire è un progetto decisamente più ampio e vasto per poter essere giudicato solo musicalmente e l’impressione è che l’accompagnamento visivo delle opere di Szpajdel riesca a cancellare anche i momenti meno riusciti del duo Liles/Maniac. Rimane comunque un esperimento interessante e particolare, capace di catapultare l’ascoltatore in luoghi e mondi diversi.




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