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Non associatela solo ai Sonic Youth! Kim Gordon è Kim Gordon

Chi è che non conosce i Sonic Youth? Il gruppo che in trent’anni di carriera ha condizionato e si è fatto amare da tutti gli amanti dell’alternative rock del mondo. E chi è che non conosce dunque quella bionda sbarazzina, fondatrice del gruppo, bassista, chitarrista, cantante? 

Kim Gordon, classe 1953, ha pubblicato l’11 ottobre 2019 l’album solista No Home Record per l’etichetta Matador Records, preannunciato oltre tre anni fa dalla traccia Murdered Out, che a dire il vero non si è fatta notare se non attraverso la pubblicazione odierna dell’album.

Il disco può riassumersi in un aggettivo che la sa lunga: avanguardantista. Il sound si atteggia tra il noise-rock e l’R’n’B con riferimenti sicuramente industrial. La voce di Kim è vibrante e scura, tale si sposa alla perfezione con suoni anch’essi cupi, tra fibrillazioni elettriche ora, e più ambient poi.

9 tracce, che nel cuore dell’album contengono il singolo di cui sopra. Un pezzo che ha del notevole soprattutto per il riff sensuale e da presa diretta. Nonostante frasi gelanti su omicidi, il pezzo è ragguardevolmente sexy: complice l’elettronica noise, i repeat incessanti vocali, tra gemiti ed echi.

Alcuni pezzi potrebbero essere inseriti senza alcun dubbio in dance floor electro-tecno, basti pensare alla traccia Don’t Play It, quasi cinque minuti di beat ovattati, come se compressi, in cui ben può immaginarsi un neon florescente che segua il ritmo, portando sia la luce che il buio.

Nel linguaggio comune si dice di non cucinare quando si è affamati. Chissà se tale detto può essere utilizzato anche per chi compone musica. Qui si posizionano le tracce Cookie Butter, biscotto al burro, ed Hungry Baby, ragazza affamata, un duo famelico di stile. Kim pronuncia un elenco di azioni indeterminate su un beat incessante e ripetitivo, nella prima, e impazzisce di rock alternative nella seconda, quasi in una sorta di ubriacatura musicale.

Bando alle ciance: non manca nemmeno una dedica prettamente più introspettiva, è il caso di Earthquake, tra rumori-echi-silenzi e frasi sussurrate-gridate.

Chissà se Kim mentre componeva la sua traccia chiudifila del disco, Get Yr Life Back, avrà pensato al suo, di passato, immaginando, sebbene per pochi minuti, di tornare nei meravigliosi anni ’80.

In conclusione non si può che ammirare un’artista del genere a 360°, che osa andare oltre ogni aspettativa, divenendo parte di un pensiero avant-rock con disinvoltura e maestria.




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