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Unfolding, un atto di resistenza silenziosa

Pubblicato il 24 ottobre tramite Constellation, Unfolding di Jessica Moss è l’album più meditativo e malinconico della violinista e compositrice di Montréal, un viaggio sonoro intriso di introspezione e dolore.

Tra strati di violino, elaborazioni elettroacustiche e influenze che vanno dal post-classico al drone, Moss crea un album che riflette le tensioni di un’epoca di crisi personale e globale.

Questo lavoro nasce in un momento di profonda vulnerabilità, un tempo in cui la musica di Moss diventa sempre più un rito di introspezione collettiva. Unfolding è stato concepito lentamente, nel corso di un anno, un periodo segnato da eventi che scuotono le fondamenta della nostra esistenza: conflitti irrisolti, perdite profonde e una crescente consapevolezza dei dolori condivisi nel mondo.

La musica diventa così un mezzo di osservazione e di lutto, un modo per affrontare l’oscurità che ci circonda e dentro di noi. Moss si immerge in un ascolto più profondo e fragile, lasciando che le sue composizioni si sviluppino come incantesimi di memoria e di speranza, in un equilibrio delicato tra dolore e resistenza.

In apertura, Washing Machine si svela come un intreccio di ronzii e filigrane di archi, delicatamente disturbanti, accompagnati da voci indecifrabili e distorsioni che si avvolgono a intermittenza nel mix. Il brano trae origine da una registrazione telefonica di una lavatrice europea, catturata da Moss mentre sedeva accanto ad essa. Mentre la nostra con il cuore a pezzi, canticchiava una melodia, le armonie meccaniche della lavatrice si mescolavano alle sue emozioni, trasformando un gesto quotidiano in un’intima e disturbante esplorazione sonora.

A seguire, One, Now si presenta come un tappeto sonoro avvolgente, tessuto da corde pizzicate e malinconiche linee di violino solista, accompagnate da pulsazioni di basso, campanelli e campane. A questa ricca texture si aggiungono rumori ambientali, registrazioni sul campo e voci ultraterrene, creando una narrazione sonora avvincente e suggestiva. Le melodie del violino, che si rifanno al mondo arabo, si sovrappongono e si fondono in un paesaggio acustico affascinante, dando vita a una composizione semi-improvvisata, ulteriormente energizzata dalla batteria di Tony Buck e culminata con l’urlo nel vuoto di Moumneh alla fine.

Non mancano momenti dai toni cupi, come in No Where, dove il suono del violino viene dilatato e trasformato in lenti droni stratificati, creando una cornice suggestiva. Questi strati sonori si intrecciano, dando vita a un tappeto che fa da sfondo alle sontuose melodie del violino stesso. Il brano si sviluppa in un impetuoso crescendo, culminando in un’esplosione di potenza che richiama le sonorità di un’orchestra di archi, regalando un’esperienza intensa e memorabile.

In questo contesto, Unfolding si configura come un atto di resistenza silenziosa, un invito a riconoscere le ferite collettive e a trovare, nella musica, un rifugio e un modo di elaborare il lutto. La musica di Jessica Moss diventa un rituale di cura, un percorso che invita l’ascoltatore a confrontarsi con le proprie vulnerabilità, cercando forza e compassione in un momento di crisi globale e personale. Moss ci guida in un viaggio che non offre risposte, ma accompagna nell’esplorazione delle pieghe più profonde dell’animo.



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