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McCoy, un passato che si sgretola sotto i nostri occhi

Nel suo ultimo lavoro, McCoy, Jayden Barber ci guida attraverso un viaggio intimo e struggente, un’elegia sonora dedicata a un simbolo di infanzia e memoria: lo storico McCoy Stadium di Pawtucket.

Questo luogo, conosciuto anche come “L’edificio dei sogni”, rappresenta più di un semplice stadio di baseball; è un monumento alle stagioni passate, ai sogni giovanili e alle tracce profonde di un passato che si sgretola sotto i nostri occhi.

Attraverso un’installazione incentrata sul loop incessante di un nastro , Barber ripropone l’ultima testimonianza di quel luogo, un ricordo che si dissolve tra le trame del tempo, lasciando un monito sull’impermanenza e l’amore che si trasforma con le stagioni.

In McCoy, l’artista ci invita a riflettere sul crollo di un’epoca e sulla memoria come archivio di emozioni, un’ultima voce che si amplifica nel silenzio dell’addio.

Analizzando il sound di McCoy, è evidente che non si tratta semplicemente di singole tracce, ma di un’unica installazione sonora che avvolge l’ascoltatore in un’esperienza immersiva e fluida. In questo lavoro, la musica ambient si fonde con il sound design in modo armonico e stratificato: i suoni si disgregano in cellule minime e minute, frammenti di un universo sonoro che si ricompone in strutture frattali, come se ogni elemento contenesse al suo interno infinite possibilità di evoluzione.

Il lavoro si sviluppa attraverso loop di nastro e elettronica minimale, creando un continuo gioco di tensioni e rilasci. Questi elementi si intrecciano e si sovrappongono, dando vita a muri di melodia, rumore e nostalgia che si intersecano e si dissolvono, senza mai perdere coesione. È un sound che vibra di visceralità, capace di trasportare l’ascoltatore in un viaggio emotivo dove il caos e l’ordine si fondono in un equilibrio delicato, evocando ricordi e sensazioni profonde in un crescendo continuo di suggestioni sonore.

La fruizione di McCoy restituisce la profondità di una ricerca interiore fatta di inquietudine e assenza, di malinconia e stupore quotidiano. Ogni stratificazione sonora, ogni frammento di loop si fa specchio di un orizzonte sinestetico commovente, capace di coinvolgere l’ascoltatore in un’esperienza sensoriale che va oltre il mero ascolto. È un viaggio che attraversa le pieghe della memoria e dell’emozione, lasciando un segno indelebile nel cuore e nella mente, come un addio struggente ma anche un abbraccio caloroso alla vita che fu e a ciò che rimane. In questo modo, Barber non solo ci invita a riflettere sul crollo di un’epoca, ma ci offre anche un’occasione di contemplazione e di riscoperta del valore intrinseco del ricordo, come un monumento sonoro che resiste, anche se solo per pochi istanti, alla dissoluzione del tempo.



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