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Le imprevedibili mutazioni sonore dei Jay Perkins

Il duo Jay Perkins torna con Release, il nuovo album pubblicato il 20 marzo 2020 su etichetta Ala Bianca, la stessa che ha curato anche l’Ep d’esordio dello scorso anno, Decay. JP è un progetto nato da Paolo Cattaneo e Giovanni Battagliola, i consolidati musicisti della scena musicale italiana che hanno dato vita al suddetto duo nel 2018.

L’ultimo album solista di Cattaneo era uscito nel 2016 segnando una tappa importante nel suo bagaglio artistico, impegnato in prestigiose collaborazioni e pubblicazioni premiate da pubblico e critica incontra la passione di Battagliola per il synth, musicista bresciano che collabora con diversi artisti della scena underground italiana (Offlaga Discopax, Julie’s Haircut, Giardini di Mirò) ed internazionale (DamoSuzuki, Schwefelgelb) realizzando anche lui la pubblicazione di svariati album e relative tournée.

Dalle improvvisazioni in studio e le prestigiose collaborazioni artistiche con Alex Reeves, Fulvio Sigurtà, Matteo Cantaluppi, Andrea Lombardini, Radik Tyulyush, Hamid Shahsavan, Behzad Hassanzadeh, Francesco Bearzatti e Luca Formentini l’ispirazione del duo Jay Perkins evolve dalle scritture di musicisti quali Nils Frahm, Jon Hopkins e Tangerine Dream tramite l’uso sapiente di sintetizzatori e apparecchiature elettroacustiche, come generatori di un suono che si può definire cinematografico e contemporaneo, poggiato sull’abile alternanza di natura ed artificio.

Successivamente mixato da Ivan Antonio Rossi ai 8brr.rec studio di Milano e masterizzato da Justin Perkins ai Mistery Room Studio (Wisconsin) il disco offre 7 tracce di elevato contenuto sperimentale, architetture sonore che modellano landscapes e groove strumentali, nati soprattutto dall’improvvisazione, ingredienti necessari a rendere ogni performance un evento unico.

Sul largo inizio riverente di JP7 il moto conciliante, raccolto e proteso all’emozione d’attesa fino al circospetto e battente fondale profondo di JPG6, stralci di melodia che lentamente trovano superfici d’incontro, davvero soddisfacente.

Si continua l’ascolto oltre le note di risveglio e freschezza concettuale, oltre il mix oriental pop dosato, fino ai sottili giochi di sponda del synth, ecco l’abilità divertente; lampi di suono cristallino illuminano JPL2, per gli abissi movimentati giova l’efficace corsa al rallentatore. Brezze accordali spirano taglienti su ritmi acquosi e dosi vocali indigene sull’eco terrestre globale, e poi

JPF4, fuori dal tempo e modo, finale di accordi offrono ritorni tematici accennati, mutati e solleciti, è dominio di bellezza inaspettata.




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