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Amen, un’opera imprevedibile e destabilizzante

Con oltre vent’anni di sperimentazione alle spalle, il polistrumentista e produttore francese Gautier Serre, meglio noto come Igorrr, continua a sorprendere con ogni nuovo lavoro.

Il suo quinto album, Amen, si presenta come un’opera imprevedibile e destabilizzante, capace di combinare atmosfere cupe e solenni con svolte musicali inaspettate.

Dopo aver consolidato la propria identità sotto l’egida di Metal Blade Records, il progetto Igorrr si conferma come una vera e propria creatura collettiva, anche se Gautier resta il cuore pulsante di questa rivoluzione sonora.

Amen si distingue per un’atmosfera più cupa e pesante rispetto ai precedenti, segnando un nuovo capitolo nella ormai inconfondibile carriera di un artista che non smette mai di innovare e sorprendere.

L’album si apre con il brano martellante Daemoni, dove riff taglienti e una sezione ritmica granitica si alternano a sezioni puramente elettroniche, simbolo della lotta tra Terra e demone. Il lato luminoso tenta di convertirlo, ma senza successo, e il gong segna la fine di ogni speranza. L’intera produzione si rivela estremamente elaborata, con tocchi talvolta barocchi, evidenti nelle parti di chitarra classica che impreziosiscono l’opera. Si tratta di una traccia che divide, che o si ama o si odia, lasciando un’impronta forte e indelebile nell’ascoltatore.

In Blastbeat Falafel, Trey Spruance dei Mr. Bungle al saz e al rabab si unisce magistralmente a Igorrr, creando un’affascinante fusione tra metal e musica orientale tradizionale. Il risultato è un brano poco ortodosso, potente e irregolare, in cui si mescolano la ferocia del death metal, la pomposità degli arrangiamenti d’archi, un coro suggestivo e le melodie dei synth, dando vita a un’esperienza sonora sorprendente e inaspettata.

ADHD racchiude al suo interno un universo di contrasti: drum and bass, musica barocca, intermittenze ansiogene, cavalcate metal. Igorr si sposta da un punto all’altro con una naturale dinamicità, creando un caos che rende il suo stile sorprendentemente affascinante nel suo essere caotico.

Incanalare la musica di Igorrr diventa sempre più difficile, poiché Serre continua a sorprenderci e a spiazzarci a ogni nuova uscita. Se apprezzate un sound aggressivo e inquietante, sostenuto da sontuosi arrangiamenti corali in cui il metal si fonde con l’elettronica, impreziosito dalle incursioni vocali della mezzosoprano Marthe Alexandre, allora questo album è ciò che fa per voi. Al contrario, se non siete aperti a sperimentazioni a volte eccessive, è meglio evitarlo.



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