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Il post-esotismo secondo Heimito Künst

A un anno dall’omonimo esordio, il misterioso Heimito Künst dà alla luce per Shrimper Records il suo secondo album, Post Exoticism, ispirato al libro Terminus Radioso di Antoine Volodine.

Un mondo post-apocalittico contaminato da suoni abrasivi e tellurici riflettono la visione onirica di Volodine secondo il quale il post-esotismo è «una letteratura partita dall’altrove e diretta verso l’altrove, una letteratura straniera che accoglie molteplici tendenze e correnti, di cui la maggior parte rifiuta l’avanguardismo sterile».

Allo stesso modo i suoni stranianti di questi otto nuovi brani ottenuti attraverso l’uso di percussioni, tromba, sintetizzatori, field recording, strumenti ad arco, microfoni a contatto, voce e registratori magnetici, partono in un modo, si evolvono, vengono modulati per raggiungere l’ascoltatore in tutt’altra maniera.

L’album si apre con le note vibranti di Terminus Radioso, una trama brulicante dark ambient post-industriale composta da strati di sintetizzatori che scaturiscono in un flusso ipnotico in grado di colpire la psiche dell’ascoltatore con un sound minimalista e personale. Nel finale Künst usa la tuba trasformandola in un drone oscuro e inquieto che introduce la successiva Soloviei. Atmosfera sinistra pervasa da rumori e voci usate come droni, una texture sintetica densa di lancinanti feedback dalla forte potenza espressiva e dalla maestosità sonora. Con Sovchoz Red Star i toni si ammorbidiscono, la quarta traccia vede Heimito impegnato ad esplorare timbriche diverse dalle precedenti espandendo ulteriormente la sua tavolozza sonora. Una produzione lenta composta da strutture d’onda che conducono l’ascoltatore in un mondo onirico.

In 49 days after death aleggia il fantasma di Trent Reznor, un flusso magnetico, carico di tensione e implosioni, sembra provenire dallo spazio profondo corroso creando un ponte tra il passato e il futuro di Künst.

Post Exoticism segna il ritorno di Heimito Künst in forma smagliante: un album meno ostico del suo predecessore ma che accoglie molteplici influenze nella sua pulsante materia sonora con la quale il nostro rifiuta lo sterile avanguardismo.




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