Nevertheless, la bellezza prende forma nell’intangibile
Nel silenzio sospeso tra dolore e speranza, Nevertheless, l’ultimo album degli Hammock si apre come un sussurro etereo, un confine sottile tra realtà e sogno. In undici brani ambient, chitarre delicate, archi avvolgenti e il pianoforte si intrecciano in un abbraccio di luce e ombra, dando forma a sentimenti nascosti e ricordi sbiaditi.
Nevertheless è un viaggio attraverso il lutto e la perdita, ma anche un invito a ritrovare la bellezza nell’intangibile, nelle connessioni invisibili che ci tengono ancorati a ciò che amiamo. Un’odissea romantica, un risveglio spirituale che ci ricorda che, anche nei momenti più bui, la luce può nascere dall’ombra, come un sogno che si dissolve all’alba.
Le tracce di Nevertheless si ergono come un porto sicuro per emozioni contrastanti, offrendo sollievo e conforto. Marc Byrd e Andrew Thompson creano composizioni semplici ma sublimi, in cui i droni si muovono con la fluidità delle onde del mare, espandendosi e ritirandosi, lasciando alle spalle una malinconia maestosa e avvolgente.
Man mano che i droni emergono, nella seconda traccia si fa strada il suono delle chitarre, la trama si infittisce, catturando una vasta gamma di sensazioni e sfumature emotive. In Distance Pavilion è un viaggio sonoro che avvolge l’ascoltatore, portandolo in un luogo di riflessione e di quieta introspezione, dove la semplicità delle melodie si trasforma in un potente veicolo di emozioni profonde.
You Get So Far Away prosegue delicatamente la scia della traccia precedente, riuscendo a placare lo spirito e a toccare profondamente il cuore di chi ascolta. Un’avvolgente orchestra ambient si dipana, cullando l’ascoltatore in un abbraccio sonoro fatto di morbide melodie di chitarra che sembrano carezze leggere. È un momento di pura introspezione, un viaggio emozionale che si sviluppa con grazia e sensibilità, invitando all’intimità e alla riflessione, e lasciando una traccia indelebile nell’anima di chi ascolta.
Non mancano momenti come Through Nameless Air, in cui il dolore di essere distrutti dal mondo e l’impossibilità di intravedere un futuro solido si manifestano con forza. La traccia trasmette questa sensazione attraverso un incedere lento e avvolgente, arricchito da suoni fragili di archi e da leggeri droni che si intrecciano delicatamente. È una composizione toccante, capace di dare voce al lutto e alla sofferenza, evocando un senso di vuoto e di perdita che penetra nell’ascoltatore.
La title track si presenta come un vero e proprio viaggio evocativo: le chitarre dipingono paesaggi malinconici, avvolgendo l’ascoltatore in un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà. I droni, invece, amplificano quella sensazione di piccolezza di fronte alla vastità dell’esistenza, creando una tensione quasi palpabile. È un brano che ti radica a terra, ricordandoti con forza quanto la fragilità dell’essere umano sia sottile e preziosa. Un’apertura che invita a riflettere, lasciando un’impronta indelebile di introspezione e consapevolezza.
In conclusione, l’abilità degli Hammock di creare un flusso musicale così fluido e leggero si rivela uno dei tratti distintivi e più profondi di Nevertheless. La loro capacità di far scorrere le melodie con naturalezza, senza forzature, permette all’ascoltatore di immergersi in un’esperienza avvolgente e senza ostacoli, dove ogni nota, ogni sfumatura, si fonde dolcemente con l’altra come un respiro continuo. È questa leggerezza sottile, quasi eterea, che rende il loro sound un balsamo per l’anima, una carezza che accompagna senza mai sopraffare, lasciando spazio alla riflessione e alla pace interiore. In questo modo, gli Hammock riescono a trasformare il dolore e la perdita in un viaggio di rinascita, dove la musica diventa un ponte delicato tra il cuore e l’infinito, tra il ricordo e il presente.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.