Transatlantic // Transiberian: due rotte figlie dello stesso mondo
Avevamo lasciato i Goodbye, Kings con The Cliché of Falling Leaves (2022), forse il disco più maturo e a fuoco dell’ensemble milanese. Se in quel caso il post-rock del gruppo era presentato in un’unica suite divisa in cinque parti, stavolta nel nuovo Transatlantic // Transiberian, in uscita il 2 maggio 2025 per Dunk!/Overdrive, sono due lunghe tracce da oltre venti minuti a scandagliare tutte le influenze che il collettivo ha accumulato in anni di esperienza.
I due brani, presentati sin dal titolo dell’album, raccontano proprio la traversata atlantica verso l’America e la ferrovia che conduce in Oriente, rappresentando, almeno apparentemente, due rotte che viaggiano in direzioni opposte, seguendo poli geograficamente agli antipodi; musicalmente, invece, questi due lunghi macro-brani sono più vicini di quanto possano far sembrare tali premesse.
Transatlantic è l’inizio del viaggio, il momento in cui c’è tutto ancora da conoscere. E i Goodbye, Kings, appunto, scoprono le loro carte minuto dopo minuto, prima con chitarre e pianoforte a tessere trame delicate, poi nelle improvvise turbolenze evocate da un climax post-rock in cui c’è spazio per tutto: fiati, archi, riff rumorosi e sezioni ritmiche possenti. Quando la tempesta sembra ormai senza fine, nella seconda parte del brano i toni si placano, l’atmosfera si rilassa e subentra quella passione per la musica da camera mai sopita e mai nascosta, concludendo un primo atto che strizza l’occhio ai Silver Mt. Zion, da sempre influenza evidente nel mondo sonoro dei Nostri.
Transiberian riallaccia immediatamente il filo del discorso, presentando una struttura simile a quella del brano gemello. Ma sta proprio nelle pieghe e nelle piccole trovate l’evoluzione rispetto a Transatlantic: l’intro che ricorda un treno in movimento sui binari, certe costruzioni di memoria Dirty Three, l’estremizzazione sonora tanto dal lato riflessivo quanto sul versante esplosivo.
Pur presentando due suite figlie di una stessa scuola e di uno stesso mondo, Transatlantic // Transiberian è un lavoro meno compatto rispetto a The Cliché of Falling Leaves, ma qualitativamente l’asticella resta costante. Il progetto Goodbye, Kings è innanzitutto un atto di resistenza in un mondo sempre più velocizzato e frenetico, dove non c’è spazio per rotte (e brani) così lunghe e articolate: è bello che ci sia qualcuno a ricordare che invece di tutto questo c’è ancora bisogno.
Classe ’99, laureato in Lettere moderne e alla magistrale di Filologia moderna alla Federico II di Napoli.
La musica e il cinema le passioni di una vita, dalla nascita interista per passione e sofferenza.