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Un racconto dove tutto è permesso

Il decimo episodio della serie In The Room edita da Elli Records vede Giona Vinti cimentarsi con un concept album ispirato alla figura di Hassan-i Sabbāh, leader degli Hashishin (da cui deriva la parola “assassino”), una setta ismailita persiana. Intorno al 1100 d.C. Hassan-i Sabbāh governò gli Hashishin dalla fortezza di Alamut, in seguito schiacciata dai mongoli nel loro processo espansionista.

Niente è Vero, Tutto è Permesso, pubblicata il 5 giugno 2020, è un’opera  interamente immaginaria, una visione molto personale e non storica dell’incontro tra Oriente e Occidente, un’esplorazione fantasy di un mondo molto lontano.

Vinti ha immaginato un personaggio europeo in un viaggio, dalla città di Afyonkarahissar (attuale Turchia) ad Alamut (attuale Iran), per incontrare il “Vecchio della montagna”, come era noto anche Hassan-i Sabbāh. Qual è l’identità dell’uomo europeo? Qual è il motivo del suo viaggio? Qual è il contenuto del discorso tra i due uomini? Non lo sappiamo, possiamo solo indovinare.

Sette tracce composte con tecniche diverse, la prima Afyonkarahissarè ottenuta facendo convivere gli strumenti acustici con il digitale: una sorta di danza tribale riproposta con una interpretazione personale dal sapore ambient, alterando così la percezione. Con Divina Ossessione viene fuori l’impetuosità delle ritmiche generate con il modulare Eurorack. Una traccia intensa e tagliente, un mondo visionario fatto di droni vibranti, squarci metallici e una incessante parte ritmica che fanno della seconda traccia una galoppata verso Alamut.

Il Giardino delle Delizie (in dub) è un groviglio di suoni dilatati e post industriali, una traccia che annichilisce, un disegno narrativo ipnotico che attinge dall’ambient al dub per dar vita ad una traccia elegante e sofisticata.La Quiete prima della Catastrofe si ricongiunge al suono della seconda traccia: partiture tenebrose, bordate elettroniche e rumori sinistri sono la colonna sonora di questo climax, il momento di tensione massima prima di far ritorno ad Afyonkarahissar.

Un lavoro pervaso da un suono soggettivo e personale che ci accompagna nel viaggio intrapreso con Giona Vinti, un racconto avvincente in cui tutto è permesso.




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