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Piano Works, il nuovo disco di Gabríel Ólafs: un delicato racconto della normalità attraverso le note di un piano

Piano Works è il secondo lavoro di Gabríel Ólafs, uscito ad un anno di distanza dall’incantevole Absent Minded, il suo disco di debutto che nella primissima versione venne scritto quando il pianista islandese aveva solo quattordici anni.

Il disco, che ha una durata breve, ma non per questo si presenta vuoto di contenuti, presenta nuove registrazioni di lavori precedentemente realizzati, ma anche materiale inedito. Questa volontà di voler rielaborare il proprio lavoro, continuamente, mostra come l’artista, nonostante l’alto livello raggiunto con il suo primo lavoro, non smetta mai di voler dare il meglio di sé, di ricercare la perfezione, mettendo in discussione se stesso. Ciò che effettivamente l’arte dovrebbe fare. Nulla più.

In Piano Works, lo strumento del pianoforte fa da padrone, crea la linea melodica, i leitmotiv, l’armonia. Il tutto accompagnato dall’uso di archi elettronici, riverberi, ed elaborazioni inverse delle stesse registrazioni che creano un numero impreciso di seconde voci, distanti, a volte soltanto sussurrate, che è possibile godere nella loro completezza soltanto tramite un attento ascolto.

Gabríel Ólafs è un artista malinconico, egli stesso dice di riuscire a prosperare di più nella solitudine in modo da poter creare una musica capace di brillare con determinazione. L’ispirazione del giovane pianista arriva dall’osservazione delle piccole cose, dai gesti lenti, precisi, della quotidianità, dai piccoli imprevisti che sconvolgono le nostre giornate, dagli sguardi, dai sorrisi, dalle persone che compiono, eroicamente, la propria routine con determinazione. La musica di Ólafs rispecchia perfettamente questa sensazione di calma, tranquillità, pace, che assume colori chiari e scuri a seconda delle occasioni. L’esecuzione di ogni brano, partendo dall’intro che ne è la prima traccia, è icastica, cioè permette all’ascoltatore di entrare completamente nel mood rilassato, sensibile, delicato che l’artista intende creare attraverso la melodia. Non c’è fretta nei brani di Piano Works, non c’è alcuna rincorsa, ma ogni nota è eseguita con lentezza, con una calma disarmante che ricorda la sensazione di un sogno felice, dalla quale non ci vorremmo mai svegliare.

Sarà anche vero che diciassette minuti possono sembrare veramente pochi per un disco di musica a metà tra la classica e l’ambient, ma in questo caso, in questo specifico lavoro è l’intensità del lavoro nel suo complesso a contare, la forza disarmante che caratterizza i singoli brani e l’opera nel suo complesso.

Un lavoro promosso a pieni voti, un ascolto consigliato per una giornata caratterizzata da un cielo nuvoloso, e una leggera brezza che accarezza il volto.




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