Day-blind: un viaggio frammentato
Originario del Virginia ed ora di stanza a Cambridge, Gabriel Brady ha un background sonoro indubbiamente particolare. Lui stesso si definisce estremamente attratto dagli autori di colonne sonore francesi (su tutti Michel Legrand e Jean Constantin), ma anche dalle melodie dei compositori classici come Debussy, Satie e Ravel.
Una ricerca per le atmosfere semplici ma corpose che prende spunto anche dalla tradizione musicale greca, se è vero che il bouzouki (strumento a corde simile a una mandola) è al centro del suo album Day-blind, in uscita il 13 giugno 2025 per Tonal Union.
Sette brani in costante bilico tra serenità e malinconia, vignette di una vita che non è mai stabile ma spesso umorale, com’è inevitabile che sia. Bouzouki, inserti di violino, una forte componente elettronica tra sintetizzatori, modulari e loop in grado di stravolgere il suono degli strumenti fino ad arrivare a una sorta di ambient difficile da etichettare.
Al centro del discorso, infatti, persiste quella tensione per la melodia prima citata e anche negli episodi apparentemente più ostici resiste una ricerca verso lidi più evocativi. Prendiamo, ad esempio, la doppietta iniziale: l’intro Womb mette insieme l’emotività del piano con dei synth alienanti, al contrario Ordinary pullula di tensioni sotterranee e nascoste.
Land and Sea giunge alla tanto agognata ricerca melodica proprio attraverso le note del bouzouki in un quello che è un ponte fra la Grecia più folkloristica e la Francia dei compositori contemporanei e non. Attune sfonda le pareti dell’Hauntology nel suo dialogo fra sintetizzatori e bouzouki, mentre nel finale ad emergere è soprattutto il pianoforte, prima nelle trame di coppia con il violino in Streetlight e poi in una versione più dinamica in Untitled.
Nonostante una durata scarna (circa 23 minuti) Day-blind presenta tanti spunti, non tutti ugualmente riusciti. Gabriel Brady dà vita a un disco ostico ma allo stesso tempo affascinante, uno di quei lavori che inevitabilmente non può lasciare indifferenti. L’impressione è che proprio nei dettagli e nelle pieghe sia presente la magia di un album frammentato e poco organico, capace di sorprendere nei momenti più inaspettati. Da tenere d’occhio per il futuro.
Classe ’99, laureato in Lettere moderne e alla magistrale di Filologia moderna alla Federico II di Napoli.
La musica e il cinema le passioni di una vita, dalla nascita interista per passione e sofferenza.