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Farewell Tonic: il racconto di una serata a New York

L’importanza di Peter Brotzmann per il jazz europeo è inestimabile ed assoluta. Nel vecchio continente in pochi possono paragonarsi al sassofonista e clarinettista tedesco, che nel lontano 1968 con Machine Gun diede vita alla più grande dimostrazione di free jazz europeo, in grado di rivaleggiare con i capolavori d’oltreoceano.

Una vita passata all’insegna dell’amore per la musica, che lo porta a suonare ancora dal vivo, in solo o in gruppo, alla soglia dei 79 anni. Tanti progetti nel corso della sua vita, infinite le collaborazioni.

Fra queste, una delle più recenti è il trio Full Blast, completato da Marino Pliakas al basso e da Michael Wertmuller alla batteria. Il gruppo fu tra gli attori principali di Long Story Short (2013), live album di culto curato dallo stesso Brotzmann, in grado di dare una prospettiva antologica a 360 gradi del free jazz del nuovo millennio.

Dal vivo è anche l’ultima novità in casa Full Blast, Farewell Tonic, in uscita il 3 luglio 2020 per Trost Records. Il disco è in realtà un concerto del gruppo risalente al 2007, nel leggendario NYC Club di New York, che, prima di questa nuova versione limitata in 500 copie, ha circolato per anni come bootleg.

I cinque pezzi mettono in mostra la natura eclettica e libera del trio, completamente svincolato da barriere e strutture preimpostate. Il primo segmento, Tonic 1, evidenzia in 16 minuti l’impostazione del trio: non esistono crescendo, non esistono climax, non esistono pause. Tutto è in completo divenire, ma allo stesso tempo rimane costante nella destrutturazione della forma musicale, lasciando spazio ora ai lunghi soli di Brotzmann, ora alle frenesie della sezione ritmica.

Che sia nelle dissonanze sperimentali di Tonic 3 o nella classe freak mostrata più volte in Tonic 4, il concerto prosegue costantemente su questa linea di libera improvvisazione, raggiungendo vette e picchi che solo tre musicisti di grande spessore possono regalare.

Farewell Tonic è il degno contributo necessario per dare giustizia ad un concerto di grande livello, che, ovviamente, avrà reso molto più felici i presenti in sala che noi ascoltatori. Una chicca sicuramente non necessaria, ma allo stesso tempo decisamente piacevole.

Nonostante ciò, si percepisce la grandezza live dei Full Blast, e tredici anni dopo c’è solo un po’ di rammarico per non essere stati dei newyorkesi la sera dell’11 aprile 2007.




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