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Un suono può dar vita a migliaia di toni attraverso l’autofecondazione

Pubblicato il 18 settembre 2020 da Faitiche con distribuzione Morr Music, Abtasten_Halten di Frank Bretschneider nasce come parte dell’installazione raster.labor presentata per la prima volta al CTM Festival nel 2019.

Citando Pierre Henry «Un suono può dar vita a migliaia di toni attraverso l’autofecondazione». Partendo da queste parole Abtasten_Halten si evolve attraverso una seriedi composizioni autogeneranti per sintetizzatori modulari la cui unica fonte sonora è il movimento di due VU meter. Ciò significa che non appena scorre una corrente, i vari moduli interagiscono, ma entro i limiti fissati dal compositore attraverso le connessioni tra i moduli (patch): timing, tempo, timbri, dinamiche. Queste condizioni vengono mantenute in una certa misura variabili o lasciate al caso, in modo che la composizione creata sia sempre simile ma mai uguale.

Un Ep ambizioso, che punta su infinite variazioni ritmiche atte a creare quattro episodi musicali totalmente inaspettati e casuali. Una miriade di suoni percussivi carichi di risonanze vengono filtrati attraverso un modulo echo il cui tempo e le ripetizioni sono nuovamente determinati da parametri casuali. È questo quello che ci aspetta dall’ascolto della prima traccia, Abtasten_Halten A, che ci dà la sensazione di trovarci a giocare con oggetti in uno spazio aperto e farli rimbalzare all’infinito senza un criterio logico.

Quell’incessante e imprevedibile picchiettio genera nuove complesse trame ritmiche che, nelle seguenti Abtasten_Halten B e Abtasten_Halten C, vengono modulate per dare colore alla traccia. Non da meno importante è il ruolo che riveste la pausa e la timbrica in questo lavoro: se la prima contribuisce ad ascoltare quattro produzioni simili ma che si differenziano tra di loro proprio per le strutture, la seconda contribuisce ad arricchirle di volta in volta sfumature e sonorità differenti.

Abtasten_Halten è un lavoro sorprendente in grado di lasciare sbalordito l’ascoltatore: si è davanti ad un’opera in grado di interagire con lo spazio circostante, di fermare il tempo, che risulta imprevedibile e per questo fuori da ogni schema.




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