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Arde viva la fiamma di Flying Lotus

A quasi cinque anni di distanza dal precedente You’re Dead! rieccoci pronti a tuffarci nel caleidoscopico e surreale mondo musicale di Flying Lotus. Il compositore californiano, dopo alcune esperienze da produttore e da regista, si ripresenta sulle scene con un disco magniloquente, di 27 tracce per oltre un’ora di durata, dal titolo Flamagra ed edito da Warp.

Novello Eraclito, il nostro sforna un album che ruota interamente intorno al concetto di fuoco e, come una fiamma, arde mutando costantemente, scintilla di luci accecanti, muore e rinasce sotto altre forme, attraversa hip-hop, jazz, funk, fusion, elettronica glitch e spoken words visionarie. Ma, del resto, Steven Allison ci aveva abituato a mantenersi fuori dagli schemi e a mescolare nel proprio calderone, secondo ricette personalissime, gli innumerevoli colori che compongono la black music a 360 gradi.

Anche il parco delle collaborazioni è estremamente ricco e variegato: spicca certamente David Lynch, che ha prestato voce e riprese per l’alienante brano/shortfilm Fire Is Coming. Particolarmente azzeccato anche il duetto con Anderson .Paak, per il funk super psichedelico More. Ammiccante il falsetto eighties dei Little Dragon in Spontaneous, straniante l’hip-hop wonky di Yellow Belly con Tierra Whack. Non manca il momento suadente e downtempo (Land Of Honey) che sfrutta la vena d’oro di Solange, ormai regina incontrastata dell’r’n’b mondiale, come non mancano la presenza dei fidi Thundercat (The Climb) e Toro Y Moi (9 Carrots), l’omaggio alla old-school con George Clinton (Burning Down The House), la rabbia dark di Denzel Curry (Black Balloons Reprise) e l’hip-hop più contemporaneo e sperimentale con gli Shabazz Palaces (Actually Virtually).

Il tutto è condito da arrangiamenti prolissi e fusion, che sfruttano strumentazione classica ed elettronica tra brevi respiri ambient e continue esplosioni di note, su ritmiche talvolta groovy e spesso instabili.

Circa la metà delle tracce hanno invece durata inferiore ai 2 minuti, quasi come fossero scintille o fiammelle, a seconda della violenza con cui esplodono, pronte a trasformarsi immediatamente in altro, nel costante divenire del fuoco creativo di Allison.

Ed è proprio il rumore del fuoco a bruciare la traccia finale Hot Oct., lasciandosi alle spalle una lunga coda che sa di attesa per una nuova rinascita, ancora sotto altra forma.

Flying Lotus, nel suo continuo tentativo di stupire con effetti speciali, in un certo senso non stupisce più. Perché ormai da lui ci si aspetta questo collage così estremo di immagini, suoni e colori apparentemente così distanti, eppure, ancora una volta sapientemente mescolati e dati in pasto all’incendio creativo di un artista che tutto tocca e tutto trasforma, come un moderno Eraclito appunto.




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