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Figures of Absence, in bilico tra luce ed ombra, immagine e suono

Con Figures of Absence Barbara De Dominicis (voce ed elettronica), Cristian Maddalena (elettronica) e Elio Martusciello (chitarra preparata) ci accompagnano in un viaggio sonoro che sfida le barriere tra percezione e inconscio.

L’album registrato dal vivo nei primi mesi del 2024 negli spazi delle edizioni Kappabit durante un live per le Folderol Sessions, è un’opera che si insidia nelle profondità dell’animo, tra sogno e realtà, dove l’impermanenza e la trasformabilità del suono diventano strumenti per esplorare le pieghe più sotterranee dell’essere.

In questo dialogo tra i tre artisti, emerge una ricerca di senso che si svolge tra luce e ombra, memoria e introspezione, creando un paesaggio sonoro fluido e vulnerabile, capace di risvegliare emozioni e sensazioni nascoste.

Per arricchire ulteriormente l’esperienza di fruizione, il videoartista Antonio Pietranni ha interpretato le suggestioni sonore del disco, trasformandole in un flusso di poesia visiva. Inoltre l’artwork è firmato dal fotografo napoletano Danilo Scarpati.

Iniziamo così il viaggio, mentre le immagini si concentrano su una spiaggia desolata: tra luci e ombre, la voce di De Dominicis si erge chiara e vibrante, capace di ridursi a un sussurro o di divenire un balbettio sconnesso, rimanendo sempre il faro che guida alla scoperta di un paesaggio sonoro frutto delle sottili modulazioni e del suono stridulo della chitarra preparata, elementi che amplificano il senso di inquietudine e tensione.

Lentamente, i toni cupi lasciano spazio a suoni cristallini guidati dalla voce, che, attraverso l’uso dello stat, si trasforma in uno strumento aggiunto. Mentre le immagini ci conducono in una fitta vegetazione, il suono si fa vorticoso e stratificato, per poi placarsi improvvisamente e trasformarsi in un paesaggio sonoro etereo e statico, mosso dalla sola voce e dal dolce suono delle corde della chitarra.

Figures of Absence si concentra sulla dimensione percettiva e emotiva della musica come strumento di esplorazione dell’inconscio. Il trio utilizza il suono per creare uno spazio sospeso tra realtà e immaginazione, in cui l’ascoltatore può immergersi in un’esperienza sensoriale e introspettiva, attraversata da vulnerabilità e nostalgia. La musica si trasforma così in un linguaggio che permette di sondare le trame sotterranee dell’animo umano, creando un ponte tra memoria, emozione e percezione.



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