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Benvenuti nel mondo di Felix Lee

Inna Daze segna il debutto per Felix Lee. L’album, pubblicato il 27 settembre 2019 per Planet Mu, crea una sorta di ambiente post-umano in cui il sole non sorge mai veramente e tutto è illuminato da un bagliore bruciato. Un disco riflessivo che attira l’ascoltatore nel mondo di Felix Lee, un mondo fatto di sperimentazione in cui per la prima volta l’artista inglese si cimenta oltre che alle produzioni anche alla voce.

Con diverse incarnazioni alle spalle, attorniato da una folta schiera di amici (Ecco2k, Whiteramor,Yayoyanoh, Gaika, Oxhy e Kamixlo), Felix Lee produce musica che vive di contrasti, produzioni futuristiche minimali con una forte cura per i bassi, i kick, gli snare e una buona dose di ascolti di Burial.

Void è l’esempio perfetto del mondo glaciale, freddo e minimale nel quale ci andiamo a immergere ascoltando Inna Daze.

Non mancano momenti più vivi come Like A Stain: se nella produzione di Lee non può mancare kick, snare e 808, i synth svolgono un ruolo importante nel dare sfumature ai brani, la sua voce filtrata attraverso gli effetti accentua il senso di astrazione che pervade l’album.

Sangre è spaziale, profonda e metallica quanto basta, una traccia che suona elettronica ma con uno scheletro shoegaze. I riverberi sui rullanti danno ancora di più quel senso di immensità che Felix cerca di dare al suo lavoro.

Se finora l’album si era mantenuto su un mood tranquillo, in Smoke i synth si inacidiscono, la ritmica si fa martellante, viene fuori il lato più da club del musicista lasciandoci assaporare un lato grime della sua musica molto piacevole.

Quando Felix si mette alla prova con la sua voce come in Emeralds viene fuori un suo lato che ricorda Arca. La voce diventa, quindi, un mezzo di espressione fondamentale per veicolare il suo messaggio, supportata dal synth-pop della traccia che viene sgomberata dal caos precedente. La batteria si fa meno invadente con dei break beat utilizzati per sottolineare le parti più intense.

Inna Daze è un piacevole esordio, Felix Lee è riuscito a costruirsi un suono personale, ammaliante, in grado di conquistare fin dal primo ascolto, un album affascinante che verte sull’utilizzo di pochi elementi dediti a raccontare il mondo post-umano del musicista.




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