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Nel colorato viaggio degli Erem

Erem è un trio musicale composto dal fisarmonicista Stan Maris (Kreis), dal chitarrista Nicolas Van Belle (Suura) e dalla cantante Mirte Leconte. Il suono del trio trascende l’ordinario andando a scavare nel jazz, nel folk, nell’improvvisazione e nella musica da camera per ottenere un personale e intrigante spettro sonoro.

La vera forza della formazione belga sta nella libertà di esprimersi attraverso variazioni e alterazioni di trame e strutture, creando così composizioni originali in cui l’ascoltatore viene coinvolto in un viaggio vario e colorato.

L’album di debutto Aare è uscito per Esc.Rec. e contiene nove brani, ognuno dei quali è stato realizzato in modo diverso per ottenere storie e spettri sonori mai uguali. Oltre alle canzoni più ampie ed elaborate, ci sono tre opere corali più brevi che ti guidano attraverso il fluire dell’album.

Se da un lato gli strumenti acustici s’intrecciano creando una sorta di texture sonora che sfocia in limpide melodie, dall’altro lato la voce è priva di forme e strutture, Mirte Leconte utilizza i vocalizzi come uno strumento aggiunto, ponte tra i suoni cupi della fisarmonica e il calore degli arpeggi della chitarra (Melantroop). Mentre i vocalizzi seguono la linea della chitarra, in Bedaard la fisarmonica viene introdotta in un secondo momento incastrandosi tra le morbide architetture sonore e giocando con il contrasto dei toni.

Si cambia scenario con Bootwachter: voce e fisarmonica dialogano formando un tappeto sonoro impervio e oscuro, con il ronzio dello strumento che viene rimodellato fino a dargli le sembianze di un drone. La chitarra crea rumori e feedback dando dinamismo ad un brano dall’andamento onirico. Diversamente da Bootwachter, Eenzelfde Ochtend è uno scorrere di morbidi arpeggi che aprono la strada all’ingresso della voce e della fisarmonica andando a comporre un complesso incastro di toni e spettri differenti.

Sperimentazione e folklore viaggiano di pari passo in Aare: gli arpeggi asciutti ed essenziali di Nicolas Van Belle in antitesi con le progressioni acide della fisarmonica di Stan Maris, accompagnati dal costante abbraccio estatico della voce di Mirte Leconte si combinano perfettamente in un lavoro che fa ben sperare per il futuro.



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