Alla ricerca del tempo perduto: gli Emptyset tra passato e presente
Avevamo lasciato gli Emptyset con l’Ep Ash (2023) e li ritroviamo oggi con Dissever, in uscita il 23 maggio 2025 per Thrill Jockey, a distanza di ben sei anni dall’ultimo album, Blossoms. Nel corso di quasi un ventennio la proposta sonora di James Ginzburg e Paul Purgas si è evoluta senza sosta, passando dagli echi minimal techno dell’esordio datato 2009 fino a plasmare un genere che, se proprio gli va affibbiata un’etichetta, entra a gamba tesa nel mondo del power noise, una sorta di incontro a metà strada fra elementi noise ed elettronica.
Loop, distorsioni, rumori, bassi fitti come nebbia: se vogliamo andare oltre l’esercizio del genere musicale, questi elementi possono dare una mano più concreta nell’approccio alla musica del duo. E se gli ultimi lavori non sono stati esenti da questi principi, Dissever stratifica ulteriormente la proposta. Registrato dal vivo in studio e concepito come colonna sonora di una mostra alla Tate Modern di Londra, i sette brani del disco prediligono rispetto al solito una dimensione più spirituale e meno corporea, come se un’unica suite si sviluppasse in un tempo lontano piuttosto che nella fisicità del presente.
Gloam sembra preparare il terreno per un’esplosione che non avverrà mai, né nell’alchimia elettronica-minimalismo di Aether né nelle incursioni post-industriali di Penumbra. Proprio come una colonna sonora, l’album avanza senza sovrastare, ma vive di vita propria anche in assenza di immagini.
In quest’ottica, la title-track sembra un po’ il manifesto dell’album, non distaccandosi dagli altri brani ma esasperando positivamente la proposta in un turbine di noise ed elettronica; ai suoni pulsanti di quest’ultima risponde Lucent, che vive, almeno inizialmente, un’inaspettata apertura ariosa prima di focalizzarsi su improvvisi echi kosmische. In chiusura, Antumbra velocizza i suoni, che ritornano più riflessivi e cadenzati nella conclusiva Dawn.
Dissever non rivoluziona il suono degli Emptyset, ma ne cambia le carte in tavola, utilizzando espedienti già noti per il duo in chiave quasi inedita. Ginzburg e Purgas, insomma, sanno come reinventarsi, non per un futile capriccio ma per la necessità di andare oltre la staticità: è questo il punto di forza principale di un disco intenso e privo di compromessi.
Classe ’99, laureato in Lettere moderne e alla magistrale di Filologia moderna alla Federico II di Napoli.
La musica e il cinema le passioni di una vita, dalla nascita interista per passione e sofferenza.