VOYAGE, non un semplice album

A sei anni dall’album di debutto, dTHEd torna a far parlare di sé con un progetto che va oltre i confini della musica: VOYAGE (Vital Operations and Yearly Administration for Galactic Existence), un concept album audace e immersivo, che si presenta come un’epopea fantascientifica per un’umanità in fuga dall’inferno di una Terra ormai inabitabile.

Pubblicato tramite Stochastic Resonance, VOYAGE è più di un semplice album: la nuova opera del  trio artistico multidisciplinare  si presenta come un archivio culturale e in parte come progetto estetico istituzionale, ispirato alla NASA e al Voyager Golden Record.

Con un titolo che ha più chiavi di lettura, inteso sia come viaggio, sia come atto di fuga, sia come un’entità istituzionale, VOYAGE rappresenta un’odissea interstellare che invita l’ascoltatore a esplorare i confini dell’immaginazione e dell’esplorazione umana, in un’epoca in cui il passato e il futuro si fondono in un’unica, affascinante avventura sonora.

VOYAGE è suddiviso in sette capitoli musicali che raccontano il viaggio emotivo di un equipaggio multigenerazionale bloccato su un’astronave alla ricerca di un pianeta abitabile. L’opera riflette sul senso di umanità in un contesto in cui la Terra non è più casa, sottolineando l’importanza di preservare la diversità linguistica, artistica e scientifica come una sorta di arca eterna. Le performance vocali sono non semantiche, trasmettendo emozioni universali oltre le parole.

La traccia di apertura, Orbit Toos, si caratterizza per l’uso di particelle sonore che ronzano, sfrigolano e vibrano, creando una texture abrasiva e stratificata. Questi suoni si combinano con parti di sintetizzatori, dando vita a un paesaggio sonoro complesso e avvolgente. A questa base si aggiunge una voce struggente e fluttuante, che contribuisce a rendere l’atmosfera ancora più eterea e coinvolgente.

A differenza della precedente traccia, in Akichee emergono anche strumenti acustici, come la batteria, che si integrano nella pioggia elettronica, insieme alla voce carica di riverbero, contribuendo a creare un brano dall’influenza trip hop. Pattern ripetuti, alcuni droni e intermezzi melodici si fondono, evocando una sensazione di nostalgia e trasportando l’ascoltatore all’interno di un sogno.

Uno dei momenti migliori dell’album è Spēsaphlōra, caratterizzata da una produzione ipnotica e scoppiettante. La quarta traccia si distingue per i glitch dai toni metallici e gli strati di synth che, visivamente, potrebbero essere visivamente paragonate a guardare attraverso un caleidoscopio.

VOYAGE si configura così come un vero e proprio monumento alla resilienza e alla capacità umana di adattarsi e reinventarsi di fronte all’ignoto. Non si limita a essere un semplice racconto sonoro, ma si erge come un archivio di emozioni e di pensieri universali che trascendono le barriere linguistiche e temporali.

È un inno alla sopravvivenza senza certezze, un tributo all’incredibile viaggio dell’umanità nel tempo e nello spazio, che invita ciascuno di noi a riflettere sulla propria esistenza e sulla propria capacità di sperare, anche quando le stelle sembrano lontane e il futuro incerto.

In questo senso, VOYAGE diventa un’ode alla bellezza dell’ignoto e alla forza che ci spinge a continuare a cercare, a esplorare e a sognare oltre ogni limite conosciuto.



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