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Il sogno occulto dei Dor

Sono passati appena due anni dal debutto In Circle (2023) ma la vena artistica dei Dor sembra non essersi esaurita, come testimonia The Dream in Which I Die, in uscita il 10 ottobre 2025 per Dischi Bervisti.

In occasione del debutto erano state diverse le influenze citate tanto nel sound stesso del gruppo quanto dagli addetti ai lavori: costruzioni post-rock talvolta estremizzate in chiave post-metal, una fascinazione per il folk americano tanto cara al fondatore del progetto Francesco Fioretti, echi hauntology e strizzate d’occhio alla Psichedelia Occulta Italiana.

Troviamo tutti questi elementi anche nel nuovo disco, per quanto ampliati sia da un punto di vista puramente sonoro quanto concettuale. Ancora una volta si parte dalla letteratura (in occasione del debutto il focus era sul Manoscritto trovato a Saragozza di Jan Potocki), su tutti la rilettura di Giorgio Manganelli di Pinocchio, come del resto evidenzia il folk allucinato dell’esplicita Mangiafuoco.

Già dal primo ascolto è evidente la natura ibrida del disco, ambizioso quanto il precedente ed altrettanto complesso. Il basso martellante dell’opening track Silence dà via al viaggio in chiave post metal, ma già Rigmarole sposta i binari su coordinate esplicitamente psichedeliche.

Un dualismo tra improvvise sfuriate e momenti di pura riflessione che permea l’intero album in un gioco di sovrapposizione e/o opposizione: talvolta le due nature sembrano coesistere (When my life was ebbing away e le sue reminiscenze à la Swans), in altri casi sembra che il gruppo giochi esplicitamente su questa dicotomia, come testimonia la Waits-iana The Light Keeper in risposta all’hardcore/emo della precedente Seabed Empire.

La sacralità profana di Icona dà lo slancio per la parte conclusiva del disco, arricchita dal viaggio in Oriente di Lewis e da Nobody Knows, forse il pezzo che più di tutti si avvicina alla forma canzone.

Mix alchemico fra suoni e influenze disparate, The Dream In Which I Die segue la scia tracciata da In Circle, dimostrando che dietro al progetto Dor ci sono idee ben precise nonostante la mole di sbalzi musicali all’interno del disco stesso. Un’ecletticità che a volte dà l’impressione di essere troppo esagerata, ma che assume connotati pregevoli nei momenti in cui viene calibrata. La strada sembra essere quella giusta in attesa del terzo capitolo.



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