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Il lato magmatico dei DC

Non poteva essere più giusto di così il titolo del nuovo album firmato da Andrea Dicò e Francesco Carbone. Pubblicato a Settembre da Setola di maiale, Take The Long Way Home, il secondo album del duo DC, riflette bene la situazione pandemica che stiamo vivendo sia per le sonorità disturbanti e siderali del disco sia per il titolo stesso.

Tra chi trova una scusa pur di uscire e magari percorre la strada più lunga per sentirsi libero fuori dalla propria abitazione e chi si chiude in casa e trova il tempo per la musica, ovviamente abbiamo scelto la seconda, dedicando la giusta attenzione a un disco complesso e ricco d’idee come Take The Long Way Home.

Otto tracce per 48 minuti di musica realizzata con batteria, chitarre, radio, walkie-talkie, trombe giocattolo e chi più ne ha più ne metta, il risultato è il naturale proseguo dell’omonimo primo lavoro. Una musica tra improvvisazione e post-rock per creare un’esperienza sonora intrigante e avvincente.

L’album si apre con un cupo presagio intitolato The Army, una traccia cupa fatta di droni e trama monolitica di chitarra. Veniamo subito avvolti da suoni che danno un senso di pesantezza all’atmosfera algida, con la tromba che in questo caso contribuisce a creare una trama oscura e cimiteriale. Quello che subito si evince dalla prima traccia è che siamo al cospetto di un album suggestivo e immaginifico in cui gli strumenti sono utilizzati come pennelli per dar forma ad un quadro astratto tra rumori, distorsioni  che uniscono il free jazz al post-rock. Great Exceeding conferma il miscuglio di strumenti asserviti all’egemonia di un album granitico. I rumori graffianti e la tromba si mischiano ai fieldrecordings,così come la chitarra distorta e dilatata che funge da guida in questa traccia anacronistica a metà strada tra gli Amenra e i GodspeedYou! Black Emperor. Con Prosperingl’atmosfera si fa sempre più pesante: il duo ci seppellisce in una coltre di nevrotiche percussioni metalliche derivanti dalla musica acusmatica, una massa sonora di enorme potere immaginificotra rumori di walkie talkie, tintinnii e un perenne tappeto di droni generati dalla chitarra di Francesco Carbone. La stessa potenza sonora erosiva ascoltata finora viene modulata in Skinning, con uno scricchiolio di fondo che dà alla traccia un tono inquietante.

Take The Long Way Home è un album viscerale e abrasivo, carico di una desolante intensità. Un album che apre le porte al lato magmatico dei DC, uno scorrere a volte lento a volte dirompente che trascina tutto via con sè. Il risultato è dunque un album con tutte le carte in regola per avvicinare un nuovo pubblico al mondo dei due musicisti.



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