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Austrian Syndicate: ripercorrendo la storia della fusion austriaca

Non c’è bisogno di una grande conoscenza del jazz europeo per individuare in Austrian Syndicate, in uscita il 25 agosto 2023 per ACT Music, un chiaro ed evidente omaggio ai Zawinul Syndicate di Joe Zawinul, probabilmente il più grande musicista jazz austriaco della storia.

Un tributo che David Helbock non limita al titolo ma che emerge con forza nei dodici brani del disco, in cui spicca il piano elettrico tanto caro a Zawinul. E soprattutto prosegue quella ricerca del jazz fusion che da sempre ha contraddistinto i suoi dischi.

Per l’occasione, il ruolo di pianista viene lasciato a Peter Madsen, che dell’album si può definire un co-autore sia perché ci sono più tracce scritte da lui, sia perché è stato a tutti gli effetti maestro e mentore di Helbock.

Così, dopo una decina di minuti troviamo già buona parte della cifra stilistica e concettuale dell’album. Infatti, l’opening Money in the Pocket è la rivisitazione di un celebre brano di Zawinul, che risulta essere uno dei più complessi e stratificati, in cui la componente fusion viene rivestita di una forte carica acid. Successivamente, The Third Man, composta da Madsen, rivela echi funky e R&B, con la presenza di Dhafer Youssef alla voce.

Esplosività e frenesia sono le caratteristiche costanti del disco, che vive di momenti decisamente più riusciti di altri: in particolare il bel dialogo synth / piano di Dinde et Dindon e soprattutto le incursioni dei fiati, che arricchiscono il tappeto sonoro prima su The Ups and Downs con Lakecia Benjamin al sassofono e poi su Crimson Woman, apice dell’intero album, impreziosita dal trombone di Fred Wesley.

In chiusura, la voce di Maria Joao contribuisce a dar vita ad un esperimento quantomeno bizzarro: una reinterpretazione a metà fra fusion e psichedelia di Komm, lieber Mai di Mozart, che perde parte delle sue origine austriache per volare direttamente a Cuba.

Austrian Syndicate ripercorre la storia del jazz fusion austriaco e lo fa attraverso un team di musicisti straordinari. David Helbock riesce a dar vita ad un omaggio sentito e rispettoso della sua tradizione, pur non riuscendo a trovare una forte componente di originalità, che fa perdere qualche punto sul giudizio complessivo.



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