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Il ritorno di Daniele Boda Rotella: danni e oscurità

Darkness and Damages, pubblicato per l’etichetta indipendente La Cura Dischi l’8 gennaio 2020, è il secondo album dell’artista Daniele “Boda” Rotella, leader nella scena umbra, nonché ex membro della band di culto The Rust And The Fury.  

Il nuovo album segna un momento di maturità musicale. Daniele, infatti, si associa ad un vero e proprio power trio composto da Diego Mariani (batteria e voce), Fabrizio De Angelis (basso e voce) e dallo stesso Daniele “Boda” Rotella (chitarra e voce).

Se Songs: for a lovely soul, il primo album, era orientato su una melodica dall’animo esclusivamente folk, ad oggi, il sound appare tendenzialmente orientato verso il rock con lineamenti che spaziano ampiamente sino al grunge.

Una musicalità che odora fortemente di America, nonostante il marchio del Made in Italy. Commento che, per forza di cose, è tutt’altro che una criticità.

C’è tanto di Neil Young in White Dog, così come, subito dopo, con Starry Sky sembra di approdare in un album dal Seattle Sound.

Non mancano, ovviamente, ombre più melanconiche, è il caso di Shadows, che appare una sorta di tributo ideale allo Shadow Man, il Duca Bianco, soprattutto per le sinuosità vocali utilizzate.

La linea di basso di Just Need a Friend è destinata a scavare immaginifici solchi nelle menti degli ascoltatori. Le chitarre con arpeggi ripetitivi, distorti ed acuti si associano agli assoli più roboanti. Decisiva per la riuscita del pezzo, che,ad avviso di chi scrive è il migliore dell’album, è l’impostazione vocale. I repeat incessanti di rullanti e grancassa assieme all’assolo arzigolato che accompagna sul finale, rappresentano la ciliegina sulla torta.

Succede sovente di ritrovare a fare il conto con le proprie paure. Probabilmente Fear è un pezzo che è nato proprio così. Arpeggi e riff posizionati su bassi di sfondo, quasi orchestrali, creano un coraggioso manifesto di esternazione. Di poi, l’intermezzo esclusivamente musicale che comporta un vero e proprio exploit strumentale, rappresenta quasi un rituale espiatorio.

Nel prosieguo della “narrazione” è il basso distorto che riporta immediatamente la mente a quegli Artic Monkeys di qualche anno fa. I ghirigori elettronici creano un sottofondo pixelato, sulla quale concludere con synth ed echi ancestrali. Quanto è bella Broken Screen.

Nulla da rimproverare al caro Daniele “Boda”, anzi! Darkness and Damages, è un rischio riuscito maledettamente bene.

Non resta che ascoltare il trio in una dimensione a live, all’interno della quale, senza dubbio, saranno a loro pieno agio.



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