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I Dälek spiegano l’arte della sperimentazione.

Riusciranno mai i Dälek  a sbagliare un album? Dal 1998 con il capolavoro Negro Necro Nekros fino a Endangered Philosophies, uscito due anni fa, il gruppo del New Jersey non ha mai fallito un colpo e il numero di lavori validi cresce di anno in anno.

La capacità di unire testi mai banali e scontati ad una concezione di hip hop completamente sperimentale e avanguardistica ha reso i Nostri dei pionieri del genere, capaci di districarsi in una serie infinita di stili ed influenze, senza mai perdere la propria identità ed attitudine, come testimonia Derbe Respect, Alder, uscito nel lontano 2004 in collaborazione con i Faust, appartenenti apparentemente ad un mondo completamente diverso dal loro, ma in realtà più simile concettualmente di quanto si possa pensare.

L’Ep Respect to the Authors, in uscita il 22 marzo 2019, non fa altro che confermare una lezione fondamentale che sta dietro ai Dälek e alla loro musica: non c’è un messaggio, solo loro ad essere il messaggio. Ciò appare evidente sin dal primo ascolto, anche provando ad isolare il flusso di coscienza che prende vita su delle basi ogni volta differenti, a metà tra l’alienazione e i riferimenti all’hip hop di ogni specie.

Apre la title-track, cinque minuti in pieno stile del gruppo, tra ritmi sbilenchi e industrial, accompagnamento quanto mai azzeccato per delle lyrics forti e trascinanti. Il risultato è un vero e proprio brano manifesto.

Meno esplosivo ma più immediato il successivo With These Mics, pezzo a tratti atmosferico, un viaggio nella mente degli autori tra echi e riverberi. Defiant gioca con drone e industrial e alza un muro di suoni insormontabile, costituito da mattoni di parole, tutte legate fra loro, come suggerisce la successiva Words Connect.

Chiude l’Ep Seek Harbor, in cui il collage fra l’intro strumentale e l’enfasi di una voce quasi profetica vanno a creare un pezzo post-apocalittico.

Complessivamente, Respect to the Authors è l’ennesimo buon lavoro dei Dälek, nonostante qualche imperfezione non lo porti ai livelli dei capolavori del gruppo.

I Nostri ci hanno comunque dato un’ulteriore dimostrazione della loro straordinaria capacità musicale e compositiva, dote che condividono con pochissimi altri nella scena.

Lunga vita ai Dälek!



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