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I Mortali: l’incontro fra Colapesce e Dimartino

Sarebbe scorretto collegare i percorsi musicali di Colapesce e Dimartino solo in virtù della provenienza regionale. I due siciliani, infatti, per quanto siano entrambi fra i nomi più interessanti della nuova scena cantautoriale italiana, hanno dato prova con i loro lavori di interpretare la musica in modo differente, il primo sempre più indirizzato verso l’art pop, il secondo, e l’ultimo Afrodite (2019) ne è la prova concreta, ha apportato al suo stile diversi elementi progressive.

La loro collaborazione, quasi del tutto inedita, fatta eccezione qualche apparizione con terze parti, rappresenta un ponte di unione fra due artisti apparentemente simili ma profondamente diversi. Il frutto di questo sodalizio è I Mortali, in uscita il 5 giugno 2020 per 42 Records/Sony, uscito a nome Colapescedimartino.

Non stupirà quindi trovare nei 35 minuti dell’album, focalizzati sulla mortalità e sull’esistenza degli esseri mortali, tutte le caratteristiche tipiche del loro sound. Che sia il caldo piano apripista di Il prossimo semestre o i synth anni ’80 del singolo Rosa e Olindo, un celebre fatto di cronaca come pretesto per raccontare una storia d’amore tanto assurda quanto travagliata, è evidente quanto ogni traccia sia un’efficace fusione delle proposte dei due musicisti.

Cicale è l’archetipo del brano pop in salsa synth funky, mentre Adolescenza Nera è il giusto connubio fra tradizione e modernità. Chiude Majorana, un elegante intreccio di arpeggi di chitarra in grado di costruire un’efficace canzone d’autore.

I Mortali è un lavoro complesso da inquadrare. Sicuramente il reciproco scambio musicale fra Colapesce e Dimartino è riuscitissimo, e sin dal primo ascolto risultano evidenti gli elementi apportati dall’uno nella musica dell’altro. D’altra parte va detto che, al netto di ciò, non tutti i brani sono particolarmente convincenti e alcuni risentono di una certa monotonia, come nella parte centrale dell’album dove l’attenzione tende a calare.

I Mortali, in chiusura, non va giudicato né positivamente né negativamente. Rimane, più semplicemente, un esperimento (magari il primo di una serie?) fra due buoni artisti che non possono far altro che crescere ancora di più insieme, e la strada intrapresa è quella giusta.




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