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Il nuovo disco dell’enfant terrible della scena synth punk Christophe Clébard

Una batteria ed un synth scadente: questa la strumentazione con cui si accompagna l’estroso Christophe Clébard italiano che ha lasciato la Patria alla ricerca di una sperimentazione musicale innovativa, prima attraversando il Canada per poi risiedere in pianta stabile in Belgio.

L’album SSS è stato rilasciato il 4 febbraio 2020 in Italia, ad opera dell’etichetta torinese Commando Vanessa prima collaborazione dell’etichetta per la distribuzione di una nuova serie di album pubblicati con etichette di altre parti del mondo.

L’album di David (aka Christophe Clébard) è una sorta di manifesto disinibito e liberatorio, una descrizione precisa e toccante di attacchi di panico, mentre si narrano storie d’amore, di perdita e, purtroppo, di sofferenza.

Il nuovo disco, suddiviso in due lati, si compone di 8 tracce dal sapore francofono. Dopo l’incipit intermittente e distonico, si posiziona SpeedSodomiaSida pezzo colmo di repeat incessanti vocali e musicali, inseriti in un loop psichedelico.

Lo schema pare ripetersi senza sosta in tutta la tracklist: sfondo musicale sintetico e parole in eco, pronunciate quasi in lontananza.

Tutto quasi a sottolineare un flusso di pensieri intricati e messi su carta, per poi, solo dalla musica ricavarci un estremo piacere come in un post-coito.

Ci sono tracce che tratteggiano scenari idilliaci ora e scenari al limite col diabolico-infernale, è il caso di Ferme Tes Yeux! Tu Parles Trop  con modifiche vocali ai limiti del grottesco.

If love is a lost battle, why not fight the pain using distorted melodies and intoxicating rhythms?

Questa citazione dell’autore è la cartina tornasole di tutto il lavoro: un manifesto artistico tra il surrealismo e l’avanguardia, tra ghirigori sintetizzati di ritmi tossici e melodie distorte, in cui riversare kg di bile per un amore perduto.

A quanto pare, però, SSS designa l’addio dal mondo musicale di Christophe. Il progetto doom-disco-dance-punk targato Clébard termina qui con una finale degno dell’ “incarnazione di David”.




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