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Catpurse alle prese con un’indagine sul senso di disconnessione

Tra le profondità più oscure e sconosciute degli abissi, ogni creatura nasconde un universo di storie e segreti inesplorati; è in questo senso di infinita molteplicità e profondità che si inserisce She Has Candy, il nuovo album di Catpurse, duo formato dalla musicista lettone Sofia Zaiceva (aka Sofi) e dalla compositrice elettroacustica islandese Hulda Ragnhildur Hjálmarsdóttir.

She Has Candy è un viaggio tra riflessi e prospettive mutevoli, dove ogni incontro viene rappresentato attraverso sperimentazioni vocali e manipolazioni elettroniche, oscillando tra dolcezza straniante e tensioni sotterranee.

Tra onde di plastica e creature invisibili, l’album ci invita a immergerci in un percorso sensoriale che celebra la complessità e la bellezza nascosta nel cuore dell’oceano — una musica che, come il mare stesso, è un eterno fluire di emozioni e rivelazioni.

Catpurse si presenta come una chimera sonora, un’area di sperimentazione che mescola e sovverte le percezioni. Echi di cultura pop si intrecciano a sussurri collettivi dell’esperienza umana, mentre i sensi — gusto, olfatto e tatto — si dissolvono in risonanze deformate, creando un paesaggi sonori avvolgenti e disturbanti.

Attraverso un processo tortuoso di stratificazione e sottrazione emerge Embarkation, in cui la voce, modulata, segue il fluire degli strumenti, riducendosi fino a trasformarsi in un sussurro o in un leggero balbettio.

Fire-Eaters si presenta come un ambiente sonoro apparentemente esile, ma in realtà ricco di dettagli profondi. La seconda traccia si dipana come un tessuto elettroacustico, in cui voci e suoni modulati si muovono all’unisono, componendo un affresco elettronico di vortici crepitanti.

La traccia, da cui prende il nome l’album, emerge da un flusso armonico in decadimento, mentre frammenti vocali celati si abbandonano alla melodia di una dolce linea di synth, che lentamente si frammenta e si scompone in forme geometriche spigolose.

Questo album non è soltanto un viaggio sonoro, ma un’indagine sul senso di disconnessione che si prova nell’essere spettatori di un paradiso artificiale, un’esperienza che sfida e amplifica le nostre percezioni, lasciando un’impressione di straniamento e meraviglia.



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