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La macchina post-rock dei Caspian viaggia veloce e col pilota automatico

Artworks e merchandise con un’estetica sempre molto curata, fatta di fotografie oscure e minimali, e composizione di matrice post-rock strumentale ma con produzioni moderne e chitarroni che alternano dolci arpeggi a violente sferzate metal, sono da sempre i tratti distintivi dei Caspian.

La band del Massachussetts, sulla breccia da ormai quasi un ventennio, per quanto con uscite discografiche sempre piuttosto dilatate nel tempo, torna sulle scene con questo On Circles, prodotto da Triple Crown Records e nuovo capitolo del proprio percorso evolutivo, che non fa eccezione a quanto detto. Infatti, evoluzione si, ma senza mai uscire dalla comfort zone compositiva e dai paletti estetici e sonori tanto cari ai nostri.

La produzione e la cura del suono sono maniacali, le dinamiche ancora più enfatizzate, con le scale e i riff più violenti che non sfigurerebbero in album nu metal o gothic metal. Inserti elettronici, sempre estremamente ponderati, donano un tocco di colore. Ma la sensazione è, appunto, che l’enorme impegno profuso dai Caspian nella costante ricerca del perfezionismo sonoro e nella cura di ambientazioni, arrangiamenti e dinamiche, sia sempre accompagnato da una sorta di desiderio di non strafare e di continuare a viaggiare su binari compositivi di assoluta sicurezza.

Arriviamo con una certa curiosità alla terza traccia Nostalgist, che annovera la presenza di Kyle Durfey, frontman della band emo-core Pianos Become The Teeth, per scoprire che anch’egli si inserisce in maniera estremamente equilibrata e pacata nella rete di arpeggi di uno dei brani più delicati del disco, con una linea vocale che crea un piacevole quanto malinconico effetto emo à la American Football.

Non resterà l’unica traccia cantata del disco, che si chiude con Circles On Circles, a cui la voce e gli arpeggi del chitarrista Philip Jamieson donano atmosfere dark-folk.

Le distorsioni, gli archi e le ritmiche caustiche di Collapser sono altresì puro metal contemporaneo, che immaginiamo sia pensato per avere un impatto live devastante.

In definitiva un disco che rasenta la perfezione stilistica e che centra in pieno la rappresentazione della potenza delle dinamiche live dei Caspian, tutte giocate sull’alternanza di arpeggi malinconici e durissimi riff ricchi di basse frequenze, ma dal quale si ha, quasi in ogni momento, la sensazione di sapere già cosa ci si aspetta.




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