Fumo, l’atto di resilienza dei Casino Royale
In un’epoca dominata da ascolti rapidi e superficiali, caratterizzata da playlist e brani che si consumano in pochi secondi, i Casino Royale scelgono di andare controcorrente con Fumo.
Questo progetto sonoro, concepito come una “suite” di brani da ascoltare in sequenza, invita a un ascolto più attento, riflessivo e immersivo. Attraverso un racconto di immagini sonore, l’album pubblicato per Asian Fake, affronta temi attuali come conflitti, dualismi e ansie collettive, con l’obiettivo di risvegliare la volontà di agire e cambiare.
La copertina, con il turibolo, simbolo di confusione e purificazione, sottolinea questa tensione tra oscurità e speranza. Un lavoro che unisce radici di black music jamaicana, soul e club culture britannica con il tocco di Clap! Clap! alla co-produzione, creando un ponte tra culture e generazioni in un momento di crisi globale.
Fin dal primo ascolto, veniamo avvolti da groove ipnotici e atmosfere intense: Sono già scorpione con Marta Del Grandi alla voce ne è un esempio lampante. L’opener, tra i momenti migliori del disco, racchiude in sé un dolore intrinseco che si annida nelle sue melodie, esplodendo liberamente attraverso la voce suadente di Del Grandi. La mano di Clap! Clap! si percepisce fin da subito, grazie alle suggestioni e ai nuovi modi di concepire la black music, rendendo l’intera esperienza sonora avvolgente e innovativa.
Il sound gelido e algido di Bristol incontra il dub di Fumo Pt. 1, creando un’istantanea dei tempi che stiamo vivendo. Incorniciata da ritmiche jungle ipnotiche, la voce di Aliosha sfiora una rara nota di bellezza, emergendo come una cupa elegia che avvolge l’ascoltatore in un’atmosfera intensa e riflessiva.
Scarna, cupa e a tratti opprimente, Vittima e assassino con la voce di Patrick Benifei si presenta come il riflesso di una mente sull’orlo del baratro. Tessendo un’anima urbana e nebulosa, i Casino Royale danno vita a un brano aggressivo e tagliente, risultando un ascolto intenso e coinvolgente.
Fumo, più che un semplice album, si configura come un atto di resilienza e di ricerca di significato, un invito a riscoprire l’importanza di un ascolto attento e riflessivo in un’epoca di consumo rapido. La capacità dei Casino Royale di aprirsi a nuovi stimoli e di confrontarsi con nuove teste e culture testimonia la volontà di non vivere la musica come un gesto estetico fine a sé stesso, ma come uno strumento di comunicazione autentica e di scambio umano. In questa continua rinascita, la formazione milanese dimostra che la vera forza sta nella capacità di evolversi, di adattarsi e di condividere un percorso che va oltre il sound, abbracciando il valore profondamente sociale e comunitario della musica stessa.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.