La Marea, un potente racconto di dolore, fede e trasformazione
A tre anni dall’album di debutto Manu, il compositore, polistrumentista e produttore Bryan Senti presenta La Marea, un ciclo orchestrale moderno ed epico che unisce influenze di musica elettronica ambient e barocca, creando un viaggio meditativo tra i ricordi.
Ispirato alle storie di migrazione della sua famiglia, il disco evoca la difficile traversata di chi, come il padre di Senti, lasciò Cuba tra il 1959 e il 1960, galleggiando su zattere, emigravano negli Stati Uniti in cerca di un nuovo inizio.
In apertura de La Mare, Sima si presenta come un passaggio straordinariamente controllato e toccante, con gli archi della Czech National Symphony Orchestra che ne esaltano l’emotività, mentre le linee di basso di Spencer Zahn, e il violoncello di Noah Hoffeld contribuiscono a creare una profondità sonora avvolgente e suggestiva.
Tracce come la title track, sono emozionanti soundscape eterei e sospesi, in cui le corde degli archi, pizzicate e sfregate, disegnano avvolgenti melodie. Dalle note allungate e desaturate emergono imponenti parti orchestrali, creando un gioco di contrasti che si fa sempre più intrigante, coinvolgendo l’ascoltatore in un’esperienza sonora ricca di profondità e suggestione.
Saloma (Tierra en Movimiento), tratto da un testo della pluripremiata poetessa e studiosa cilena Antonia Torres Aguëro, è interpretato dal vincitore del Grammy Award Edward Parks. La chiusura de La Marea si rivela essere il momento più toccante di tutto l’album: la parte strumentale si trasforma in un suggestivo sfondo per le potenti parole cantate da Parks, mentre le melodie delicate e leggere si contrappongono alle intense e incisive parole scritte da Torres Aguëro, creando un contrappunto che emoziona profondamente l’ascoltatore.
Elegante, raffinato e ricco di intrecci polifonici tendenti al solenne, La Marea è un potente racconto di dolore, fede e trasformazione, un invito ad ascoltare le storie spesso relegate ai margini della cultura, ma che portano con sé il senso profondo di identità e speranza. L’album, estremamente elaborato, possiede la giusta quantità di ripetizioni, cambi di tono e strumentazione per mantenere l’ascoltatore coinvolto e affascinato fino agli ultimi momenti.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.