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Il disegno minimalista tra punk, elettronica e synth-wave di The Fool

Bruch è il progetto partorito nel 2012 dalla mente ingegnosa del musicista, produttore e visual artist austriaco Philipp Hanich.                  Oltre a prestare alla causa Bruch la sua voce da “crooner”, a metà tra Tony Hadley degli Spandau Ballet e Tom Smith degli Editors, Hanich suona chitarra, synth, batteria e sampler coadiuvato di tanto in tanto, principalmente nelle esibizioni dal vivo da altri musicisti, tra cui la cantante Anna Pü. 

L’ultimo capitolo della saga Bruch arriva dopo I’m back (Totally Wired Records, 2012) e The Lottery (Cut surface, 2016) e s’intitola The Fool. Il disco uscito per la Cut Surface (etichetta fondata dallo stesso Hanich) e pubblicato da Trost Records è il frutto di un lavoro di quattro anni, di ricerche e sperimentazioni.

Il sound di The Fool è assolutamente interessante e accattivante e ruota attorno a punk, elettronica e synth-wave, in un disegno minimalista ma elaborato, che rievoca (con le dovute cautele del caso) l’opera di Suicide e DEVO ma anche quella di gruppi più recenti come gli LCD Soundsystem.

La traccia di apertura The Trembler è essenziale ed immediata, con echi di post-punk/shoegaze britannico di metà anni 80 (Jesus and Mary Chain). Nella successiva The Big Boys, non particolarmente incisiva per dirla tutta, sulla ritmica danzereccia va ad innestarsi un riff di chitarra che suona come un reprise del classico soul My girl dei The Temptations. The Singer ha tutti i connotati per essere una ballad deliziosa, se non fosse che l’atmosfera idilliaca è interrotta dal divampare di una martellante drum machine e di chitarra punk.

In The Painter fa ingresso l’additional voice di Anna Pü, che instaura dialoghi quasi hip hop con Hanich mentre la successiva Bruch ha le sembianze di una orazione liturgica. Fool the Fool è il brano più nevrotico e meno lineare del disco mentre XY parla un linguaggio decisamente più classico, di fattezza rock.

Tuttavia le vere pietre miliari del disco arrivano alla fine, a formare un trittico di composizioni mozzafiato aperto dalla fugace ma intensa In Relief.

Mandelkern invece è una love ballad di ispirazione new romantic dove il cantato di Hanich si fonde all’unisono con la voce di Anna Pü, in una tensione emotiva crescente. Il disco si chiude con The Sinner brano con il quale Hanich tenta di espiare i suoi peccati attraverso l’uso magistrale del synth..




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