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Un’escursione nel mondo Tuareg con Bibi Ahmed

Già mente e leader dei Group Inerane, collettivo tishoumaren del Niger, Bibi Ahmed decide di mettersi in solo con l’album Adghah, in uscita il 30 agosto 2019 per Sounds of Subterrania.

Reduce anche dall’esperienza Bibi Ahmed 4tet, il musicista di Agadez, sempre alla ricerca di progetti e stimoli nuovi, è uno dei profili più interessanti del Niger, un paese difficile che è stato grande fonte d’ispirazione per il chitarrista.

Sin da piccolo, infatti, Bibi ha dovuto affrontare la forte repressione e ghettizzazione che i governi del Mali e del Niger hanno attuato contro la sua etnia Tuareg. Questa grave situazione, che l’ha portato anche nei campi rifugiati libici, gli ha dato il giusto motivo per esprimere la sua ribellione attraverso la musica, una passione che porta dietro sin da piccolo.

Allievo del maestro del Tuareg blues Abdallah Oumbadougou, il Nostro ha da sempre cercato di unire le tradizioni della sua terra con uno stile accessibile e fruibile alla maggior parte degli ascoltatori.

A questo proposito Adghah è una fusione fra tishoumaren, folk in Tamacheq (la lingua dei Tuareg) e psichedelia africana. Già il primo brano, Sef-Afrikia, crea un’atmosfera puramente Sahariana, con una chitarra leggera che tesse trame sulle quali si ergono focose percussioni, oltre alla voce di Bibi, che pare essere un richiamo alla luna in una calda notte nel deserto. Con Tel Kal Tidit l’atmosfera si fa più elettrica, le buoni doti alla chitarra del musicista si sentono e si mettono in mostra, mentre La Luma porta la bussola di nuovo su direzioni più tribali.

Molti pezzi, tra cui Marhaba, trasudano una forte intimità, complice il timbro avvolgente di Bibi, altri come I Fitalan ricordano scelte stilistiche più simili a Bombino. Tamiditin Janette è l’evidente prova della forte passione del Nostro per il blues, Lucia Taura, in chiusura, è un ultimo viaggio ricco di percussioni fra le calde dune del Sahara.

Complessivamente, Adghah vive di buoni momenti e propone una formula efficace, per quanto non estremamente originale. Il difetto maggiore, per la verità tipico del genere, è una forte monotonia fra i vari brani, che difficilmente riescono a spiccare l’uno sull’altro, causando qualche momento di ripetitività. Nonostante ciò il debutto di Bibi Ahmed è sicuramente buono ed in grado di portare per 48 minuti l’ascoltatore nel suo mondo.




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