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Attilio Novellino: Strängar e il ritorno al purismo sperimentale

Sul concetto scarnificato, sul minimalismo che riconquista dignità al suono per il suono, si focalizza l’ultima produzione di Attilio Novellino. Strängar (corde), una parola che riassume l’input di un intero processo creativo, senza giri di parole o esoterismi di genere; un titolo che, al contempo, segna il distacco da quella esasperante ricerca del significato extra-musicale che per l’artista monopolizzerebbe (a torto) lo scenario contemporaneo della musica d’avanguardia.

Nato, dunque, come una necessaria presa di coscienza a discapito dell’ormai dilagante “conceptronica”, il musicista calabrese costruisce il suo ultimo lavoro a partire dalla manipolazione dell’elemento sonoro e dalle connessioni materiche, così da ricavarne forme strumentali alternative a sostegno di una nuova visione dell’arrangiamento.

Il disco, pubblicato il 4 giugno per Forwind Label e registrato tra Catanzaro e l’Elektronmusikstudion di Stoccolma, si compone di 4 movimenti che fondono design elettronico e paesaggi sonori classici. Una produzione elettroacustica mutevole curata attraverso svariati accorgimenti strumentali: dai modulari vintage (gli storici Serge, Buchla 200 e Prophet 5) alle varianti di piano (a coda e preparato); dagli archi ai tappeti di organi e armonium; dalle impalcature elettroniche a quelle rumoristiche-percussive.

Diverse rese di suono che attingono all’ambient drone più cupo e contemplativo, ad abbellire un fulcro di musica concreta strutturata con elementi acustici ripetuti e ricombinati. Quaranta minuti che scorrono tra etereo swelling e attimi di lineare colonna sonora, mentre frammenti acustici e suoni adattati vengono manipolati per mezzo di grammatiche di riverberi, romantiche armonie e collisioni risonanti.

Composizione che nella sua architettura si dimostra ciclicamente organizzata e stratificata, con un approccio che fonde tecnologia, prassi strumentale e sperimentazione (un esempio già a partire dalla prima traccia, dove melodie splittate e tecniche stereo intensificano l’ascolto). Un insieme di scelte che valorizzano lo strumento nella sua essenzialità, ottenendo soluzioni arrangiate inedite per fisica, armonia e costruzione effettistica. Strängar delinea un lavoro solista denso di suggestioni ed enigmatici spiragli sonori che, contrariamente ai paragoni proposti da certe recensioni contemporanee (vedi gli ingenui riferimenti a Tim Hecker), rivela, invece, un consapevole quanto mai personale percorso di ricerca per Attilio Novellino.

In sintesi, una sinfonia obliqua dove tecnica e percezione proiettano l’ascoltatore in paesaggi emotivi di maliosa contemplazione.




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