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Bury the Moon: l’autoanalisi di Ásgeir

Dopo aver superato nelle vendite mostri sacri come Bjork e i Sigur Ros, è ormai evidente che approcciare Ásgeir vuol dire cercare un confronto con un artista affermato e non più con un inesperto esordiente, seppur la sua giovane età possa far pensare il contrario.

L’islandese classe ’92, cantautore e polistrumentista, aveva colpito il grande pubblico con l’indie folk/folktronica di In the Silence, per poi passare a soluzioni pop ancor più delicate in Afterglow, uscito già tre anni fa.

Con queste premesse è doveroso aspettarsi da Ásgeir il disco della piena maturità, ed è per questo che l’attesa per Bury the Moon, in uscita il 7 febbraio 2020 per One Little Indian/Caroline International, è fomentata da una forte attesa. L’album nasce nel contesto adatto per lasciarsi andare ad un’accesa autoanalisi: la fine di una relazione importante e il bisogno di solitudine avvertito dal musicista, per potersi cimentare in una dimensione nuova, per ritrovare sé stesso in un contesto di pace e tranquillità.

In apertura Pictures offre un ritorno alle sonorità folk del primo album, rendendo evidente l’influenza di Bon Iver, mentre il singolo Young presenta un sound molto più travolgente, in un crescendo che arricchisce la chitarra iniziale con fiati pieni ed ariosi. In Breathe esce prepotentemente la vena art pop del musicista islandese, che si lascia andare con un pezzo carico di sentimentalismo, pronto ad esplodere fra linee elettroniche ed eleganti armonie.

Lazy Giants è una sorta di summa dello stile di Ásgeir, ondeggiando a metà fra il folk e il pop arricchito di tastiere e synth avvolgenti; la base elettronica di Rattled Snow coinvolge ed allo stesso tempo diventa estraniante quando si accompagna agli archi, Turn Gold to Sand strizza l’occhio all’alternative R&B, così come Living Water risente di un’atmosfera molto smooth soul.

Complessivamente, Bury the Moon forse non è ancora il lavoro della maturità definitiva di Ásgeir, ma il musicista islandese appare decisamente in forma, pubblicando un album più compatto del precedente Afterglow.

La strada tracciata è quella giusta, sta ad Ásgeir proseguire e migliorare ulteriormente il suo percorso per entrare nell’Olimpo non solo a livello di vendite.




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