Archaeological records e Tenrec: ridefinire i confini dell’ascolto.
Per questo nuovo appuntamento con Rapide ci addentriamo in due realtà indipendenti che, pur con percorsi e sensibilità differenti, condividono la stessa urgenza di esplorare territori sonori inediti.
Da un lato Archaeological Records, che indaga l’“archeologia del suono” tra ricerca, sperimentazione musicale ed ecologia, dall’altro Tenrec, giovanissima label che diffonde vibrazioni singolari e autentiche, dando spazio a progetti sperimentali e creando una piccola comunità attorno alla musica.
Due approcci diversi ma complementari, uniti dalla volontà di far emergere voci nuove.
![]() Archaeological Records Archaeological Records è un’etichetta discografica e casa editrice indipendente dedicata all’archeologia del suono, alla musica sperimentale e all’ecologia. |
Come è nata l’etichetta e perché l’esigenza di una label personale. Archaeological Records nasce nel 2018 per mia iniziativa (Giulio Di Mauro): a distanza di 7 anni dalla chiusura dell’esperienza formativa dell’organizzazione di festival ed etichetta Post Romantic Empire, ed in seguito alla nascita di mia figlia, avevo sentito nuovamente l’esigenza di partecipare ad un incubatore culturale dove poter sviluppare le troppe idee che si andavano accumulando. La nuova organizzazione, da subito pensata più come progetto curatoriale che come entità commerciale, si sarebbe dovuta strutturare su due concetti: l’esplorazione e la sostenibilità. Il focus sarebbe stato l’archeologia musicale e le sfide intrinseche della materia. Si sostiene infatti che non sia possibile in alcun modo conoscere la musica pre-storica, ed è proprio in questa sfida impossibile che ho voluto piantare il seme di Archaeological Records. AR nasce dunque da una scintilla individuale, ma questa iniziativa non sarebbe stata possibile senza l’esperienza collettiva precedente, senza l’adesione e la sinergia di curatori, artisti, grafici ed artigiani di vario tipo, e soprattutto senza il mio lavoro nel management della grande famiglia Current 93 dove ho imparato un metodo di lavoro basato proprio sulla collaborazione tra individualità forti e sulla sfida continua di praticare e promuovere un linguaggio personale ma condiviso. Ci racconti come hai scelto il nome dell’etichetta e cosa vuole significare. Archaeological Records significa letteralmente documentazione archeologica, che è l’insieme delle prove fisiche del passato che gli archeologi studiano per ricostruire le culture umane e la loro evoluzione. Ci è piaciuto giocare con la casualità della coincidenza degli ambiti scelti: produzione musicale e ricerca archeologica. Qual è il disco prodotto al quale ti senti più legato e perché. Come direbbe un artista: l’ultimo! Ma non è un vezzo promozionale: Language For Stone di Matt Howden è stato anche il primo progetto iniziato (e dunque ad oggi quello con la gestazione più lunga). É principiato tutto con la proposta di una spedizione di ricerca di pietre musicali al compositore inglese, amico di lunga data dai tempi di PRE; pochi mesi dopo eravamo sul monte Skiddaw, nel Lake District, a campionare le voci minerali nelle rare pause della pioggia battente. E’ un lavoro che significa molto per tutte le persone coinvolte, un disco senza tempo di cui vado particolarmente fiero, e soprattutto il primo che marca la nuova linea curatorial tutta dedicata alle pietre musicali. Un artista che ti piacerebbe produrre. La prima cosa che mi viene in mente è che mi piacerebbero risolvere il problema legale che ha inibito anni fa una rivisitazione di Something For Your Mind di Speedy J, e riprendere in mano il progetto alla luce dell’esperienza in corso con le pietre musicali. Un sogno invece sarebbe fare un lavoro sulla pietra con i Matmos. In questo periodo storico è meglio spingere il formato digitale o rivolgersi a una nicchia che acquista i formati fisici pur sapendo di non ottenere un grande ritorno economico? da un punto di vista di sostenibilità ambientale bisognerebbe privilegiare il digitale e produrre meno copie fisiche possibile. Per questa ragione scegliamo di stampare tirature limitatissime o copie d’arte. La sostenibilità economica di ogni progetto impone un rientro economico, che noi tariamo su un numero di copie molto limitato che hanno poi un costo elevato. E non distribuiamo copie fisiche: solo vendita diretta per limitare le spedizioni. Lo facciamo per innescare sia una riflessione – possedere un oggetto è una forma di feticismo, ed è giusto pagare per una passione che ha un impatto ambientale – che una pratica che contesta lo sfruttamento commerciale del formato digitale, che noi distribuiamo gratuitamente. Progetti per il futuro. Pietre, pietre e ancora pietre! In posti diversi del mondo, e sempre con artisti locali. E soprattutto cercare di declinare lo “stone sound” con diversi linguaggi musicali per meglio esplorarne le potenzialità. |
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![]() Tenrec Tenrec è una nuova label dedicata alla musica sperimentale e a sonorità interessanti. Come l’omonimo animale, “diffonde suoni nella foresta attraverso i suoi aculei”. |
Come è nata l’etichetta e perché l’esigenza di una label personale. Io (Davide), Mattia e Sebastiano suoniamo insieme da molti anni, da tempo avevamo in mente di unire le nostre forze e idee in un progetto comune. Nel 2023 abbiamo deciso che era arrivato il momento giusto per iniziare, con l’obiettivo principale di promuovere nuovi progetti musicali e offrire visibilità a piccole realtà sperimentali che spesso faticano a emergere. Ci racconti come hai scelto il nome dell’etichetta e cosa vuole significare. Il nome è nato un po’ per caso, scoprendo su un libro questo curioso animaletto del Madagascar. Il tenrec ha caratteristiche davvero particolari, come la capacità di comunicare emettendo suoni e ultrasuoni sfregando gli aculei sulla schiena. Ci è sembrato perfetto per rappresentare un progetto nuovo, sperimentale e con una forte voglia di entrare in contatto con gli altri. Il logo inoltre è stato realizzato da mio figlio Emilio, quando aveva appena sei anni. Ci tenevamo ad avere un disegno che trasmettesse autenticità e spontaneità. Qual è il disco prodotto al quale ti senti più legato e perché. Per ora abbiamo pubblicato 4 progetti e abbiamo già in cantiere il quinto che uscirà in autunno. E’ difficile scegliere un disco in particolare, ma siamo molto orgogliosi dell’identità dell’etichetta. Progetti molto eterogenei, ma accomunati dall’idea di voler sperimentare cercando un proprio stile riconoscibile. Un artista che ti piacerebbe produrre. Ascoltiamo così tanta musica e generi diversi che sarebbe davvero difficile sceglierne solo uno. Inoltre, essendo ancora una realtà molto piccola, per ora abbiamo preferito partire pubblicando dischi o Ep di amici musicisti o comunque di persone che conosciamo direttamente; sicuramente in futuro daremo spazio anche ad altri progetti. Qualche artista che non conosciamo di persona ha già iniziato a inviarci materiale e noi siamo sempre aperti all’ascolto. Quando ci saranno le condizioni giuste, saremo felici di accogliere e sostenere anche nuovi progetti. In questo periodo storico è meglio spingere il formato digitale o rivolgersi a una nicchia che acquista i formati fisici pur sapendo di non ottenere un grande ritorno economico? Oggi il digitale è inevitabile: è uno strumento veloce per farsi conoscere, ma spesso anche per essere dimenticati altrettanto in fretta. Il formato fisico, invece, ci affascina e dà qualche soddisfazione in più. È sempre bello vedere persone che si fermano al banchetto dopo i concerti, scambiare due parole e percepire un reale interesse per ciò che facciamo. Proprio per questo abbiamo deciso di puntare su formati fisici particolari: il mini Cd di BBIIAANNCCOO + IRON CVLT (the lost world 1925), il cofanetto in legno di IRON CVLT e, in questi giorni, l’uscita del 7 pollici di ELLEFFESSE con singolo e cover. Progetti per il futuro. Ci piacerebbe dare vita a una piccola “comunità” e collaborare con artisti anche al di fuori della nostra zona. Non possiamo ancora svelare nulla, ma qualcosa sta già bollendo in pentola. In futuro inoltre ci piacerebbe anche realizzare qualche compilation collettiva. Vogliamo però cogliere l’occasione per comunicare l’uscita a fine settembre del primo album di DESTROY DUBAI, il progetto solista di Alessio Capra (ex batterista di SUPERELASTICBUBBLEPLASTIC e PAZIMINE). |
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Appuntamento al prossimo numero di Rapide!
Contaminati.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.